L'Arabia Saudita ha effettuato 102 esecuzioni dall'inizio dell'anno
DUBAI - L'Arabia Saudita, uno dei Paesi che applica più spesso la pena di morte, ha effettuato 102 esecuzioni dall'inizio dell'anno, secondo una stima dell'Afp, con Amnesty International che denuncia «un disprezzo agghiacciante del diritto alla vita».
Prima tra le economie arabe e maggiore esportatrice di petrolio grezzo al mondo, la monarchia del Golfo è accusata di gravi violazioni dei diritti umani dalle Ong e da alcuni dei suoi partner occidentali, a partire dagli Stati Uniti.
«In contraddizione con le loro promesse di limitare il ricorso alla pena di morte, le autorità saudite hanno già ucciso 100 persone quest'anno, mostrando il loro disprezzo agghiacciante per il diritto alla vita», ha dichiarato Heba Morayef, responsabile del Medio Oriente e dell'Africa del Nord per Amnesty International. In un comunicato Morayef ha espresso anche i timori riguardanti i condannati a morte che erano minori al momento dei fatti. Molte persone sono state condannate alla pena capitale «per motivi futili, da qualche tweet a delitti legati alla droga, a seguito di processi ingiusti», ha detto Morayef.
Nel 2022 l'Arabia Saudita ha eseguito 147 condanne a morte. Le Ong stimano che il Paese figuri in cima alla lista degli Stati che applicano ancora la pena capitale, insieme a Cina e Iran.
Secondo alcune organizzazioni le esecuzioni sarebbero aumentate dopo che nel 2015 è salito al potere re Salman, che ha poi passato il potere al figlio Mohammed bin Salman. Le accuse di violazione dei diritti umani hanno danneggiato l'immagine del principe ereditario e complicato le sue relazioni con gli Stati Uniti.