La ragione? Il clima di «caos» e di relazioni «tossiche» venutosi a creare a Downing Street nella fase più acuta della pandemia
LONDRA - Alti funzionari non eletti degli apparati di Stato britannici si rivolsero direttamente a Buckingham Palace, e indirettamente all'anziana regina Elisabetta allora regnante, per esprimere «preoccupazioni sul comportamento costituzionale» di Boris Johnson - all'epoca premier, dopo aver trionfato alle urne nel 2019 - e del suo staff personale durante la fase più acuta dell'emergenza Covid. A rivelarlo è un documentario della Bbc sull'era Johnson intitolato 'State of Chaos' e realizzato da Laura Kuenssberg, ex political editor bene introdotta negli ambienti Tory, sulla base di testimonianze di vari mandarini del Civil Service.
I funzionari sarebbero arrivati - se non proprio a cospirare contro il primo ministro in carica - a sollecitare i massimi consiglieri di corte a suggerire a Sua Maestà di riecheggiare i loro malumori durante le tradizionali udienze settimanali private concesse dalla sovrana in veste di capo dello Stato al capo del governo: auspicando di fatto una sorta di richiamo reale all'ordine, che non si sa se sia mai stato recepito.
A innescare la reazione dell'alta burocrazia sarebbe stato il clima di «caos» e di relazioni «tossiche» venutosi a creare a Downing Street nella fase più acuta della pandemia. Clima attribuito agli atteggiamenti dello stesso Boris Johnson e agli scontri interni di potere scatenati dall'allora consigliere numero uno del premier - il controverso guru della Brexit Dominic Cummings, divenuto in seguito nemico giurato di Johnson e gola profonda di quello scandalo Partygate che ha finito per travolgere il leader - con funzionari di carriera come sir Mark Sedwill: indotto infine a dimettersi da segretario generale di no 10 e capo del Civil Service.
Una delle fonti anonime sentite dalla Bbc ha rivendicato la legittimità del tentativo di coinvolgere la regina, sostenendo che l'obiettivo era solo quello di «ricordare il dettato della costituzione» britannica (non scritta) al primo ministro.
Helen McNamara, ex vicecapo di gabinetto di Downing Street, si è da parte sua rifiutata di confermare o smentire qualsiasi contatto al riguardo con lo staff di Buckingham Palace. Ha tuttavia avallato la ricostruzione di uno scenario all'epoca fuori controllo o quasi al Numero 10, di «un sistema sull'orlo del fallimento», soprattutto dopo «il rientro al lavoro» di Boris Johnson seguito al suo contagio da Covid e al drammatico ricovero in terapia intensiva nell'aprile 2020.
La corte ha evitato invece il minimo commento, mantenendo l'abituale consegna del silenzio su polemiche o dibattiti pubblici. Mentre anche Boris Johnson ha preferito tacere: per ora.