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BELGIOI video su Facebook, la foto a Genova, l'asilo negato. Ecco chi è l'attentatore di Bruxelles

17.10.23 - 12:55
Il proclama di Abdesalem Lassoued: «Si vive per la religione e si muore per la religione».
Keystone/X
Fonte ats ans
I video su Facebook, la foto a Genova, l'asilo negato. Ecco chi è l'attentatore di Bruxelles
Il proclama di Abdesalem Lassoued: «Si vive per la religione e si muore per la religione».

BRUXELLES - «Si vive per la religione e si muore per la religione. Sono pronto a incontrare Dio felice e sereno». Abdesalem Lassoued, l'attentatore di Bruxelles, potrebbe rientrare nel più classico dei profili di un radicalizzato dell'Isis.

Video sulle reti sociali in cui rivendica la sua folle crociata, una denuncia per minacce via internet, i mesi passati a vivere come un fantasma a Schaerbeek, uno dei quartieri più densamente abitati da musulmani a Bruxelles. Fino al gesto estremo: l'attacco ai tre cittadini svedesi nel cuore della città, la lunga fuga nella notte, l'arresto e la morte per mano della polizia federale.

La biografia.
Nato il primo settembre del 1978, di origine tunisina, Abdesalem Lassoued, ha una biografia ancora piuttosto oscura. Ma dalle prime informazioni emerge innanzitutto che si trattava di un soggetto monitorato dalle autorità federali e noto ai servizi per elevata «radicalizzazione islamica».

Nel novembre 2019 aveva presentato richiesta di asilo in Belgio. Richiesta che fu respinta nell'ottobre dell'anno successivo. Ed è a quel punto che Abdesalem, per usare le parole della ministra per l'Asilo e la Migrazione Nicole de Moor, «sparisce dai radar». Il 12 febbraio del 2021 il suo nome è stato cancellato dal registro nazionale del Comune, dato che lo rende ancora meno rintracciabile. E, soprattutto, ne rende difficile il rimpatrio.

Anche perché Abdesalem non viene segnalato in alcun centro di accoglienza federale e non viene presentato neppure dalla Polizia agli uffici per l'immigrazione. L'ordine di lasciare il Belgio, emesso nel 2021, non diviene mai operativo.

Il passaggio dall'Italia verso la Francia (e anche in Svezia)
In compenso, come è emerso dal profilo Facebook (ora bloccato) dell'uomo, Abdesalem nel 2021 veniva fotografato a Genova, in Piazza della Vittoria. Presumibilmente mentre si dirigeva in Francia. Stando all'agenzia Ansa nel 2016 era stato anche a Bologna, dove fu rintracciato e identificato dalla polizia.

Stando a quanto riferito dal premier svedese Ulf Kristersson, Lassoued era stato anche in Svezia per un breve periodo.

Una successiva ricostruzione ha permesso di appurare che Lassoued è arrivato a Lampedusa nel 2011 a bordo di un barchino. Dopo una permanenza in Italia è andato in Svezia, da dove sembra sia stato espulso. Tornato in Italia, nel 2016 è stato identificato a Bologna dalla Digos come radicalizzato: aveva espresso la volontà di aderire alla jihad e partire per combattere.

L'uomo è stato monitorato anche dall'intelligence. In seguito è andato in Belgio. Non si esclude che ieri abbia colpito proprio due svedesi per il malcontento che provava verso il Paese da cui era stato espulso.

Un allarme era già suonato

A inizio del 2023 un occupante di un centro per richiedenti asilo nei pressi di Anversa denunciava il presunto attentatore di Bruxelles per minacce via social e comunicava alla polizia locale che Abdesalem era stato già condannato per terrorismo in Tunisia.

La polizia giudiziaria di Anversa, domenica scorsa, aveva convocato una riunione sul caso proprio per la giornata di oggi. Dalle prime indagini per Abdesalem risultava sì una condanna in Tunisia ma solo per reati comuni, dato che lo aveva escluso dall'essere «una minaccia concreta e imminente».

Eppure, la crociata di Abdesalem man mano prendeva forma. L'uomo, negli ultimi mesi, avrebbe continuato a vivere a Schaerbeek, lo stesso quartiere dove risiedeva Najim Laachraoui, uno degli attentatori dell'aeroporto internazionale di Bruxelles nel 2016. E ad una manciata di chilometri da Molenbeek, il rifugio di Salah Abdeslam, tra gli assassini della strage del Bataclan, nel novembre del 2015.

L'account Facebook.
Nelle ore precedenti all'omicidio dei due svedesi, sul suo account Facebook - dove il profilo dell'uomo porta il nome di Slayem Slouma - l'attentatore dapprima ha girato un video in cui, col volto incappucciato, dichiarava che «il libro di Allah è una linea rossa per cui sacrificarsi».

Poi, subito dopo l'attentato, sullo stesso account è comparso un altro video. A volto scoperto l'uomo ha rivendicato l'appartenenza all'Isis e l'attentato. «Sono Abdeslam Jilani, mi sono vendicato per i musulmani. Ho ucciso tre svedesi ora», queste le parole del presunto attentatore che, nel video, ha fatto riferimento anche al bambino musulmano accoltellato nei giorni nell'Illinois.

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