Per le islandesi niente lavoro, faccende domestiche e cura dei bambini. Il gentil sesso chiede la fine della disparità salariale.
REYKJAVÍK - Sebbene l'Islanda sia al primo posto nel mondo del Global Gender Gap Index - indice che monitora l'evoluzione della parità di genere - oggi le donne del Paese dei geyser e dei vulcani scioperano perché, in quanto a divario retributivo con gli uomini, non si fa ancora abbastanza.
Anche la premier "incrocia le braccia".
Quasi un paradosso quello dello sciopero rosa, visto che da 14 anni il Paese nordico è in cima alla classifica nell'uguaglianza. Ma così è. Tanto che oggi a "incrociare le braccia" sarà anche il primo ministro, Katrín Jakobsdóttir.
«Non lavorerò oggi perché mi aspetto che lo facciano tutte le donne - ha detto la premier Katrín Jakobsdóttir all'Iceland Monitor - Lo faccio innanzitutto per dimostrare solidarietà alle donne islandesi». Per poi aggiungere che, «stiamo ancora facendo i conti con il divario salariale basato sul genere, che è inaccettabile nel 2023». Inoltre c'è «la violenza di genere, che resta una priorità per il mio governo».
Ma chi stabilisce se un Paese sia o più o meno competitivo in fatto di pari opportunità tra donna e uomo? Lo dice il World Economic Forum che, per il 2023, ha steso il "Rapporto globale sul divario di genere". E lo ha fatto analizzando le opportunità e la partecipazione all'economia, il livello di istruzione, la salute e l'emancipazione politica.
La Svizzera al 21esimo posto in fatto di parità.
Una classifica che vede la Svizzera solo al 21esimo posto (con uno score di 0.78 su 1 come massimo possibile) e che scende di 8 posizioni rispetto all'anno scorso. E se le donne Svizzere non scendono in piazza, lo fanno le islandesi, nonostante lo score di 0.912 che le colloca nel Paese ideale.
Ma perché protestare proprio là dove le cose sembrano andare bene? È presto detto, nonostante le conquiste sociali (l'Islanda nel 2018 è diventato il primo Paese a imporre la parità retributiva e le donne possono votare già dal 1915), gli uomini islandesi, secondo Forbes, guadagnano il 10% in più.