L'ipotesi è sul tavolo dell'esercito israeliano. E gli Stati Uniti sono già stati informati. Ma per il momento nessuna decisione
GAZA - Sotto Gaza, è cosa nota, esiste un articolato dedalo di gallerie sotterranee che Hamas utilizza per diversi scopi. Sono vie di comunicazione, basi logistiche e, all'occorrenza, rifugi e prigioni in cui custodire gli ostaggi e i soldati catturati. E le forze israeliane, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, starebbero pensando di allagare i tunnel utilizzando l'acqua di mare.
L'ipotesi, rilanciata in queste ore ma già emersa alcune settimane fa, trova rinforzo nel fatto che almeno cinque sistemi di pompaggio sono stati trasferiti dai genieri israeliani all'interno della Striscia di Gaza. Ufficialmente però una decisione non è stata ancora presa. Ed è di certo una decisione complicata, perché non mancano i risvolti negativi.
Se da un lato infatti un'operazione in questo senso andrebbe a stanare i militanti di Hamas, costringendoli alla fuga e a tornare in superficie, dall'altra vanno messi in conto i gravi danni che l'intera infrastruttura, e ciò che sta sopra di essa, andrebbe a subire; il rischio di contaminare le riserve di acqua potabile (già scarse) di Gaza e, non da ultimo, il fattore prigionieri: molti degli ostaggi sequestrati durante gli attacchi del 7 ottobre scorso sono infatti ancora nelle mani di Hamas e risultano, in base alle testimonianze, rinchiusi in strutture sotterranee.
La consecutio è quantomai evidente: riversare metri cubi di acqua marina all'interno delle gallerie avrebbe con ogni probabilità conseguenze fatali per tutte quelle persone imprigionate nei tunnel. L'ipotesi, come detto, è sul tavolo da un po'. Israele avrebbe informato gli Stati Uniti di questa possibilità già il mese scorso. E i suddetti sistemi di pompaggio - capaci di trasferire migliaia di metri cubi d'acqua ogni ora - sono in posizione dalla metà di novembre. In attesa, forse, che tutti gli ostaggi vengano liberati.