Il mancato appuntamento con il Senato americano marca la rottura del sostegno statunitense a Kiev
WASHINGTON - Il presidente Volodymyr Zelensky non si è presentato al consueto appuntamento con il Senato americano. Sarebbe dovuto comparire sul maxi-schermo a Washington nel pomeriggio di ieri per infiorettare il piano di aiuti militari all'Ucraina, senza il quale la sua «guerra democratica» (così definita dal presidente statunitense Joe Biden) non avrebbe nessuna possibilità di riuscita.
Sì, perché la comunità internazionale è d'accordo su un punto. La controffensiva ucraina è fallita, definitivamente. E senza l'aiuto degli Stati Uniti, che dall'inizio della guerra finanziano il 90% delle richieste militari di Kiev, l'Ucraina è destinata a cadere in ginocchio di fronte alle pressoché infinite possibilità di contrattacco e di difesa dell'esercito russo.
«Il presidente, purtroppo, non ce l'ha fatta». È con queste parole che il leader democratico Chuck Schumer ha annunciato il mancato appuntamento con Zelensky, che a quanto pare «sarebbe stato trattenuto». Possibile che non si sia presentato per timore di parlare a vuoto? Il pensiero aleggia sicuramente tra le fila del Senato americano, che fatica tutt'ora a trovare l'intesa per il pacchetto da 106 miliardi di aiuti militari a Kiev e Tel-Aviv.
Uno scenario decisamente diverso da quello dell'anno scorso, quando Zelensky è stato accolto in pompa magna a Washington e salutato come l'eroe dell'Occidente: la maggioranza repubblicana si accanisce sempre più sugli assegni in bianco concessi a Kiev e il presidente Joe Biden non può sbilanciarsi troppo con l'avvicinarsi delle presidenziali del 2024.