L'interruzione di gravidanza è uno dei temi più divisivi e uno degli argomenti al centro della campagna elettorale per il 2024.
AUSTIN - La Corte suprema del Texas ha annullato un'ordinanza del tribunale di grado inferiore che consentiva l'aborto a una donna incinta che rischia la sua vita e quella del feto, nonostante il rigido divieto in vigore nello Stato. Lo riporta il "New York Times".
La sentenza è arrivata dopo il ricorso dell'attorney general Ken Paxton, un repubblicano estremista. Secondo quanto hanno riferito fonti informate a "The Hill", Kate Cox, incinta alla ventesima settimana, ha già lasciato lo Stato per poter abortire altrove.
La 31enne, già madre di due figli, rischia di morire o di avere problemi a concepire ancora per via di una grave patologia del feto, la trisomia 18 - conosciuta anche come sindrome di Edwards - spesso fatale prima del parto o nel primo anno di vita.
Tutti i medici consultati hanno consigliato a Kate di non portare a termine la gestazione perché rischia di morire o di non poter aver più figli. Ma il Texas è uno di quegli stati repubblicani che, subito dopo la storica sentenza della Corte suprema americana che ha ribaltato la "Roe v Wade" di fatto annullando il diritto all'aborto a livello nazionale, ha imposto un rigido divieto dopo la sesta settimana.
Così la donna ha iniziato una difficile battaglia legale che l'ha portata, giovedì scorso, a ottenere dalla giudice Maya Guerra Gamble l'autorizzazione a interrompere la gravidanza. Il giorno dopo, tuttavia, il procuratore generale Ken Paxton ha fatto ricorso alla Corte suprema statale che ha bloccato tutto e ora ha annullato la sentenza precedente. Per questo Kate ha deciso di fuggire in un altro Stato.
La sua vicenda drammatica è solo uno delle tante storie accadute dopo la sentenza dei nove saggi americani che ha spalancato le porte a una serie di provvedimenti, più o meno restrittivi, in moltissimi stati, dal Kentucky alla Florida. Sono migliaia le donne che in questo anno e mezzo sono state costrette a diventare migranti dell'aborto - una su cinque nel 2023 - e altrettante che hanno rischiato la vita.
Quello dell'interruzione di gravidanza è uno dei temi più divisivi al momento negli Stati Uniti e uno degli argomenti al centro della campagna elettorale per il 2024. Joe Biden ha assicurato di voler proteggere a ogni costo i diritti delle donne e ha varato una serie di provvedimenti - alcuni dei quali sono ancora bloccati alla Camera controllata dai repubblicani - per favorire i viaggi per ragioni mediche e rendere più capillare la distribuzione della pillola abortiva.
Quanto a Donald Trump e agli altri candidati repubblicani, tutti si dicono pro-life, naturalmente ognuno con le sue sfumature. Si va dalla posizione più moderata da Nikki Haley, contro l'aborto ma disposta a un dialogo sulla libertà delle donne a prendere decisioni per la loro salute, a quelle del governatore della Florida Ron DeSantis che nel suo Stato ha imposto il divieto dopo la quindicesima settimana.