Lo affermano gli esperti chiamati a valutare la salute mentale del killer di Utoya
OSLO - Due esperti di salute mentale hanno sostenuto oggi che Anders Behring Breivik, il neonazista che nel 2011 in Norvegia uccise 77 persone, non è né gravemente depresso né con tendenze suicide, contrariamente a quanto sostiene nella causa intentata contro lo Stato norvegese.
Detenuto, da solo, per circa 12 anni in un'unità di altissima sicurezza, Breivik sostiene che il suo - relativo - isolamento lo rende depresso con tendenze al suicidio, e viola la Convenzione europea sui diritti dell'uomo che vieta condanne «degradanti» e «inumane».
«Preferirei essere ucciso oggi piuttosto che vivere un'altra settimana in questo regime carcerario», ha affermato martedì in lacrime l'estremista 44enne durante la sua testimonianza davanti al tribunale, trasferito, per motivi di sicurezza, nella palestra del carcere di Ringerike dove sta scontando la sua pena.
Oggi però due esperti hanno affermato di non aver osservato alcun danno psicologico legato alle sue condizioni di detenzione. «Non credo che sia gravemente depresso a causa delle sue condizioni di detenzione», ha testimoniato Janne Gudim Hermansen, psichiatra che ha parlato con lui 21 volte dall'inizio del 2022. Unica eccezione, Breivik è stato «leggermente depresso» per «qualche settimana» alla fine dell'estate scorsa, ha aggiunto, giudicando «basso» l'eventuale rischio di suicidio.
Interrogata sulle lacrime versate martedì dall'estremista, la psichiatra le ha descritte come insolite e ha messo in dubbio la sua sincerità.