Le parole pronunciate dal presidente argentino Javier Milei al World Economic Forum di Davos
DAVOS - Martedì il presidente argentino Javier Milei è intervenuto di fronte al pubblico del World Economic Forum (WEF) di Davos, tessendo le lodi del pensiero liberista e del sistema capitalista in generale.
È la prima volta che il neo-presidente si reca all'estero da quando ha assunto le redini del Paese. Per raggiungere Davos è salito a bordo di un normalissimo volo di linea, contrariamente a molti ospiti del WEF che si sono spostati in jet privato.
Ma torniamo alle cose serie. Durante il suo intervento, il neo-presidente ha ripercorso la storia economica del suo Paese e del mondo, concedendo particolare risalto a quei periodi in cui le "ricette" capitaliste sono state alla base di pace e prosperità economica.
Ha inoltre sottolineato l'importanza della libera iniziativa, definendo gli imprenditori «veri e propri eroi» e unici garanti di un mondo ormai «sotto perenne attacco» da parte di chi desidera «distruggerlo».
Il nemico numero uno sarebbe rappresentato dallo Stato che interviene nell'economia nazionale. Milei ha infatti criticato le teorie economiche - dal Marxismo all'economia Keynesiana - che propongono di "aggiustare" le anomalie di mercato (definite «inesistenti» a più riprese) per proteggere le vittime della globalizzazione.
Ha anche criticato l'operato della socialdemocrazia, attribuendole la responsabilità per i conflitti scaturiti tra «uomini e donne» (femminismo) e quelli tra «l'uomo e la natura» (ambientalismo).