Quanto avvenuto nell'agosto del 2021 è stato «un'assoluta violazione» della legge sugli stranieri
MADRID - Le espulsioni di massa di minori dall'enclave spagnola di Ceuta al Marocco, effettuate dalle autorità spagnole nell'agosto del 2021, sotto la spinta dell'emergenza provocata il 17 e 18 maggio dall'entrata di 12'000 migranti nella città autonoma, sono state illegali per «l'assoluta violazione» della legge sugli stranieri, che prevede provvedimenti amministrativi individuali.
È quanto ha stabilito oggi una sentenza della sezione contenziosi amministrativi della Corte suprema spagnola, che conferma che i ritorni dei migranti minorenni marocchini nel territorio d'origine devono conformarsi alle garanzie della legislazione spagnola e «non possono basarsi solo nell'Accordo ispano-marocchino in materia di immigrazione del 2007», come aveva sostenuto l'Avvocatura dello Stato, in rappresentanza della prefettura di Ceuta.
Secondo la sentenza consultata dall'Ansa e che accoglie la tesi del pubblico ministero, nelle espulsioni in massa sono stati violati «i diritti all'integrità fisica e morale dei minorenni» espulsi in Marocco, poiché questi ultimi sono stati esposti «al serio rischio di accusare una sofferenza corporale e psichica». Un pericolo rispetto al quale «l'Amministrazione non ha fatto alcuna ponderazione dell'interesse del minore né tantomeno ha comprovato le circostanze individuali» dei migranti minorenni espulsi.
Quando invece la normativa sugli stranieri esige un protocollo amministrativo individualizzato, informazioni su ogni persona interessata al procedimento e di ascoltare il diretto interessato oltreché il parere del pubblico ministero. Nel rigettare il ricorso della prefettura di Ceuta, la Corte suprema rileva inoltre che un'espulsione collettiva di stranieri è vietata dalla Convenzione Europea per i Diritti Umani.
Furono circa 1500 i migranti minori giunti nell'enclave spagnola in Marocco con l'ondata di 12'000 persone di origini magrebine in una delle maggiore crisi alla frontiera ispano-marocchina. Secondo la sentenza, «l'invocazione di circostanze eccezionali non basta a giustificare un'interpretazione debole della legalità e meno che mai una dispensa dal suo compimento».