I successi russi nel Donetsk si alternano con gli attacchi navali ucraini. Una costante spina nel fianco per Mosca.
KIEV - Sul fronte in Donbass bene, nel Mar Nero male. Il presidente russo Vladimir Putin vive una fase della guerra in Ucraina con due scenari contrapposti. I successi del suo esercito sul fronte terrestre, tra i quali spicca la presa della città di Avdiivka nel Donetsk, non addolciscono i molti relitti delle navi da guerra russe che giacciono sul fondale del Mar Nero.
Sul fronte marittimo infatti le cose per Mosca non stanno andando come auspicato. L’esercito di droni ucraini continua a raccogliere importanti successi. Una spina nel fianco che non fa dormire sonni tranquilli al capo del Cremlino. L’ultimo attacco in ordine cronologico: l’abbattimento della nave russa Cesar Kunikov colata a picco la notte tra il 13 e il 14 febbraio.
A quasi due anni dall’inizio dell’invasione scatenata da Mosca, il conflitto sembra delineare con precisione i punti di forza e le debolezze dei due eserciti. «Questi successi di Kiev hanno sicuramente un impatto importante sulla guerra», ci ha spiegato Mauro Gilli, esperto di strategie militari e di sicurezza internazionale del Politecnico di Zurigo. «Si tratta di droni navali Magura V5 simili al Torpedo con la sola differenza che quest’ultimo si sposta letteralmente sott'acqua e quindi è molto difficile da avvistare per imbarcazioni commerciali». Un discorso diverso per quanto riguarda le imbarcazioni militari che «invece dispongono dei sensori acustici necessari per avvistarli e quindi possono prendere delle precauzioni».
I droni usati da Kiev però sono ancora più pericolosi ed efficaci. Non si immergono nel mare ma si spostano sul filo dell’acqua. Una caratteristica che permette «di raggiungere una velocità nettamente superiore a quella di un torpedo», ci spiega Gilli.
I sonar captano il suono dei droni in superficie ma è più complicato localizzarli. «Andando a filo d'acqua sfruttano tutte le debolezze dei radar perché i sensori possono confonderli con le onde del mare. Inoltre generalmente i radar non sono puntati verso il basso ma verso l’alto per le minacce aeree».
Ma non solo. «Kiev usa delle tattiche volte proprio a massimizzare l'efficacia di questi droni marini». In cosa consistono? «Lanciare un attacco da più fronti a cui si aggiungono magari dei droni aerei per distrarre l’attenzione e fungere da esche così da impegnare le forze della nave su altri pericoli».
I successi ucraini sono stati annunciati con orgoglio e soddisfazione da parte dei generali di Zelensky. L'esperto del Politecnico di Zurigo predica però prudenza. «Non si può dire che abbiano sempre avuto grande successo perché non abbiamo l'altra versione degli eventi». Conosciamo gli attacchi che sono andati a buon fine ma ignoriamo tutti gli altri che invece sono stati neutralizzati. «Possiamo però sicuramente dire che, analizzando il tipo di navi che sono state affondate, l’Ucraina è riuscita a mettere fuori gioco imbarcazioni importanti per la flotta russa, come la nave ammiraglia Moskva e altre che svolgevano un ruolo centrale della flotta di Putin».
Il dubbio sorge però spontaneo. In un momento di chiara difficoltà per l’esercito di Kiev, gli attacchi sporadici nel Mar Nero hanno davvero un impatto concreto sull’andamento della guerra oppure aiutano soltanto a tenere alto il morale delle truppe? «Sicuramente questi successi hanno un impatto. Le navi colpite dai droni ucraini forniscono un supporto importante alle azioni delle forze armate russe, incluso la copertura radar e lanci di missili». Inoltre i droni costringono la flotta a spingersi più al largo «limitando così il loro raggio di azione e la loro efficacia». Non è solo quindi una questione di morale, ma oltre alla nave persa (un fattore centrale), la Russia deve «adottare delle contromisure e delle accortezze in futuro».