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ARGENTINAMilei chiude l'agenzia di stampa Telam: «Fa propaganda»

02.03.24 - 20:25
Il presidente argentino ha liquidato con un annuncio a freddo i 78 anni di storia della più grande agenzia argentina
Imago
Fonte Ludovico Mori
Milei chiude l'agenzia di stampa Telam: «Fa propaganda»
Il presidente argentino ha liquidato con un annuncio a freddo i 78 anni di storia della più grande agenzia argentina

BUENOS AIRES - «Telam è un'agenzia di propaganda kirchnerista. La chiuderemo». Il presidente argentino Javier Milei ha liquidato con un annuncio a freddo i 78 anni di storia della più grande agenzia di stampa argentina, una delle principali dell'America Latina. Lo ha fatto in un discorso al Congresso, a Camere riunite, dove pure ha avvertito che rifonderà l'Argentina «con o senza il sostegno della politica».

Un nuovo segnale del cambio di passo, verso quella che il capo di Stato ultraliberista indica come la rinascita del Paese. D'altra parte l'ex presidente Cristina Kirchner non è più al governo, e il deficit di Telam - dove lavorano 700 giornalisti - nel 2023 ha sforato i tre milioni di dollari. Troppo per il leader di destra, che nel suo discorso ha chiarito cosa pensi del giornalismo nel Paese: una categoria «prezzolata» che «calunnia e mente in modo depravato», la cui unica missione è quella di «assoggettare volontà».

Parole che sono valse a Milei l'immediata condanna del Foro del giornalismo argentino (Fopea), principale associazione a difesa della libertà di stampa e di espressione. «Sono affermazioni che implicano un arretramento nella costruzione democratica, che colpiscono la libertà d'espressione con intimidazioni» tese ad indurre «all'autocensura», si legge in una nota dell'organizzazione, in cui si ribadisce anche la «posizione a favore dell'esistenza di mezzi di informazione pubblici non governativi che rispettino la libertà d'espressione e il diritto all'informazione dei cittadini».

Fondata nel 1945 Telam è l'unica agenzia del Paese, e una delle poche nella regione, con una rete di corrispondenti in tutte le province, e molteplici accordi di cooperazione con la stampa internazionale. Tra gli oltre 500 lanci giornalieri, ieri sera (la profonda notte italiana) ha pubblicato anche quello sulla sua condanna a morte. Un titolo secco. «Milei ha affermato che durante la sua gestione chiuderà Telam». Quasi un necrologio.

Ma se il giornalismo è finito sul patibolo e dato in pasto all'ira «delle forze del cielo che sostengono la sua missione», con uno scatto tanto improvviso quanto pragmatico Milei ha teso una mano alla «casta politica corrotta» invitandola a firmare un patto di rifondazione da celebrare simbolicamente il 25 di maggio, in occasione della festa della Patria. Tuttavia non senza averla prima accusata di aver dissipato le fortune del Paese «con un'orgia di spese» e di «mazzette» che hanno provocato «la caduta libera dell'Argentina nella povertà», arrivata nelle sue mani al «15% di deficit del Pil», «le riserve della Banca centrale in rosso per 11 miliardi di dollari, e un debito dello Stato per servizi pubblici non pagati di tre miliardi».

Il presidente l'ha definita una «seconda opportunità», una possibilità di riscatto, in particolare per i governatori provinciali ribelli. Ma a condizione dell'approvazione dei due pilastri del suo programma politico ed economico respinti a gennaio dalla Camera dei deputati: il mega progetto di legge omnibus e il decreto sulla deregulation fiscale.

Solo a questo prezzo, il capo di Stato si è detto disponibile a discutere il nuovo patto federale, una piattaforma di dieci punti destinati a tradursi in vere e proprie politiche di Stato, dall'inviolabilità della proprietà privata, alla riduzione della spesa pubblica e alle riforme impositiva, del lavoro e previsionale. Il Paese è a una svolta - ha ammonito Milei -.Potete afferrarvi a un sistema ingiusto o potete lasciare da parte i vostri interessi particolari e collaborare con la nostra missione. Noi andremo avanti con o senza il sostegno della dirigenza politica".

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