Il presidente polacco Duda apre all’installazione di armi nucleari sul suo territorio. La conferma delle ambizioni di una potenza regionale.
VARSAVIA - «Siamo pronti ad accogliere armi nucleari sul nostro territorio». Un fulmine a ciel sereno per chi si ostina a considerare la Polonia un anello marginale dell'Alleanza Atlantica. Un passo conforme alle ambizioni di Varsavia per chi invece ha capito l’evoluzione dello schieramento Occidentale in funzione anti-russa.
Le parole del presidente polacco Andrzej Duda, rilasciate al quotidiano Fakt, non sono però nuove. La Polonia da tempo spinge per la condivisione di armi atomiche con gli Stati Uniti, che per il momento hanno sempre risposto picche. «Se i nostri alleati decidono di schierare armi nucleari nel quadro della condivisione nucleare sul nostro territorio per rafforzare la sicurezza del fianco orientale della Nato, siamo pronti a farlo». Obiettivo: diventare baluardo Nato all’est-Europa.
La reazione di Mosca non si è fatta attendere: l'esercito russo adotterà le misure necessarie per garantire la sicurezza nazionale se la Polonia ospiterà armi nucleari, ha annunciato il Cremlino, riporta la Tass.
Fin dall’inizio della guerra in Ucraina, la Polonia si è schierata in prima linea nel sostegno occidentale a Kiev. Una disponibilità dettata dall'esigenza di garantire la sua sicurezza nazionale memore di un passato traumatico nei riguardi di Mosca.
Accusata, prima del febbraio 2022, di eccessivo rancore e diffidenza nei confronti del Paese guidato da Putin, Varsavia si siede ora al tavolo della Nato con la fierezza di chi può dire: “Vi avevamo avvisati”.
Torniamo alla questione nucleare. Lo scudo atomico è il fiore all’occhiello della Nato. Un ombrello a protezione di chiunque (Svizzera compresa) aderisce al patto Atlantico. Un deterrente per scoraggiare eventuali attacchi, ma anche arma a doppio taglio. Perché è chiaro che l’Alleanza Atlantica alleanza non è. Ma piuttosto strumento di Washington per garantire l'egemonia sul vecchio continente e impedire l’emergere di nuove potenze imperiali (sia che parlino tedesco oppure russo).
Durante l’arco della guerra fredda, l'asimmetria nucleare in favore di Washington nella contesa con l’Unione Sovietica era evidente. Gli Stati Uniti potevano colpire l’antagonista con missili a corto raggio lanciati direttamente dalle basi americane nel vecchio continente. Se Mosca voleva colpire Washington, doveva prima passare dall’Europa.
La disponibilità polacca ad accogliere armi nucleari sul suo territorio riaccende i dubbi e le paure di un sistema che, malgrado i vantaggi in termini di deterrenza, pone i paesi del vecchio continente in pericolo. Se guerra sarà, i primi a rimetterci saranno gli europei.