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SERBIA «Vivremo una catastrofe in Europa»

13.06.24 - 15:57
Il premier serbo Aleksandar Vucic si è espresso in merito alle conseguenze della guerra in Ucraina
IMAGO
Fonte Ats ans
«Vivremo una catastrofe in Europa»
Il premier serbo Aleksandar Vucic si è espresso in merito alle conseguenze della guerra in Ucraina

SARAJEVO - Il presidente serbo Aleksandar Vucic sta preparando il suo paese a una grande guerra in Europa: ritiene difficile che la Russia e l'Occidente possano raggiungere un accordo diplomatico. E si aspetta una catastrofe fra tre o quattro mesi, forse prima.

«Ho un approccio diverso da quello di molti altri politici più grandi e importanti, perché io vorrei vedere la pace, mentre la maggior parte degli altri vorrebbe vedere la vittoria di una parte o dell'altra», esordisce il 54enne in un'intervista pubblicata oggi dalla Weltwoche. «E se si vuole vedere la pace, allora si può facilmente scorgere tutti i problemi che abbiamo di fronte. A mio avviso, le cose stanno peggiorando di giorno in giorno».

«Per dirla con le parole del famoso storico Alan J. P. Taylor: il treno ha lasciato la stazione e nessuno può fermarlo», prosegue. «E così sembra. Stiamo assistendo all'oscuro punto finale di tutto ciò che accadrà in Ucraina se le grandi potenze non faranno nulla. In un breve periodo di tempo sì, sono abbastanza sicuro che assisteremo a una vera catastrofe», si dice convinto l'ex primo ministro (2014-2017).

In Occidente - ricorda il giornalista del settimanale - i principali esponenti e i media sostengono che Vladimir Putin è un dittatore imperiale, che dopo l'Ucraina attaccherà altri paesi, è così? «Vedo le cose in modo un po' diverso», risponde l'intervistato. «Innanzitutto condanno l'intrusione nel territorio ucraino. Ma la questione è molto più complessa. Devo fare una contro-domanda: Cosa hanno fatto le potenze occidentali alla Serbia nel 1999 e nel 2008? Non ci sono risposte a questa domanda. Putin ha citato il precedente del Kosovo nella sua ultima dichiarazione: anche a questo non ci sono risposte».

Come noto Putin ha giustificato la sua invasione sostenendo che doveva fermare un genocidio nel Donbass; allo stesso modo la Nato nel 1999 aveva affermato che l'intervento in Serbia e i relativi bombardamenti servivano ad evitare un genocidio. «E ora è una grande battaglia politica, perché Putin citerà sempre il precedente del Kosovo, il che non è positivo per noi serbi», argomenta il giurista.

«A rendere la situazione ancora più complicata è il fatto che tutti parlano solo di guerra. Nessuno vuole raggiungere la pace, nessuno parla di pace. La pace è quasi diventata una parola proibita. Si dice che dobbiamo vincere per assicurarci la pace futura. Trovo molto strano che nessuno cerchi di porre fine alla guerra. C'è un'altra teoria che posso capire: non la approvo, ma capisco che l'Occidente crede di poter vincere facilmente contro Putin, vogliono sfiancarlo in Ucraina. Poi, si pensa, la Russia non esisterà più sul suo attuale territorio e nella sua attuale forma, e Putin sarà rovesciato e così via».

«Sì, forse è possibile», osserva a questo proposto. «Ma la pressione è sufficiente per distruggere la Russia e rovesciare Putin? Non credo. Non posso dire che l'Occidente si stia sopravvalutando, ma credo che la Russia e Putin siano sottovalutati».

«Nell'Europa di oggi, tutti si comportano come grandi eroi, ma non hanno detto ai loro popoli che pagheranno un prezzo molto alto», continua l'ex ministro della difesa (2012-2013). «Dovrebbero fare assolutamente di tutto per fermare qualsiasi tipo di volontà di guerra. Ma alla fine la gente pensa ai propri interessi. Capisco perché il presidente Emmanuel Macron voglia inviare truppe Nato in Ucraina: probabilmente la sua idea è che è meglio affrontare la Russia sul suolo ucraino che su quello europeo o centroeuropeo, se necessario. I tedeschi hanno lo stesso approccio, con alcune differenze. Ma prima di dire una cosa del genere penso che dovreste cercare di raggiungere un cessate il fuoco e poi negoziare per dieci, venti, trenta o cinquant'anni, non importa quanto tempo. È meglio di un solo giorno di aspri combattimenti, come quelli che stiamo vivendo oggi».

Gli stati della Nato accetteranno la sconfitta dell'Ucraina? «Grazie per questa domanda. Perché dico che ci stiamo avvicinando all'abisso? Analizzate la situazione della Nato e degli Stati Uniti. Non possono permettersi di perdere una guerra in Ucraina. La Russia non deve vincere. Le potenze occidentali perderebbero il loro patrimonio politico. In secondo luogo, la posizione dell'Europa e dell'Occidente collettivo in termini geopolitici si deteriorerebbe troppo. Terzo, si aprirebbe il vaso di Pandora per ulteriori ostilità contro l'Occidente collettivo in futuro».

«Ma prendiamo anche l'altro lato», analizza l'esponente del Partito Progressista Serbo. «Se Putin perde la guerra, personalmente perderà tutto. Voleva creare una sorta di denominatore fra Ivan, Pietro il Grande e Caterina la Grande. Questa eredità verrebbe meno. E la Russia non esisterebbe più e non sarebbe più organizzata come lo è oggi. Quindi quando entrambe le parti in questa guerra sono così distanti, con i loro desideri, con le loro aspettative, si capisce che tutto è in gioco. Tutto è in gioco per entrambe le parti. Nessuna delle due può permettersi di perdere. Per questo ho detto pubblicamente, e non l'ho nascosto, che ci stiamo avvicinando a una vera catastrofe».

«Ma questo ci porta a un'altra domanda: chi è disposto a perdere un milione, due milioni, cinque milioni, dieci o quindici milioni di persone? Chiedetevelo. Io non sono disposto a perdere un solo uomo, non parteciperemo».

Secondo il laureato all'università di Belgrado non c'è dubbio che vi sia stata una sorta di violazione del diritto internazionale. «La mia domanda è: perché non sono stati così severi quando c'è stata una situazione simile in Serbia?» Forse due pesi e due misure? «Sì, sì, senza dubbio», è la replica. «Doppi standard, doppi standard, tattiche di diversione. Non c'è dubbio».

Ma a conti fatti, quanto siamo vicini - chiede il cronista della Weltwoche - a una terza guerra mondiale? «Non posso parlare di una terza guerra mondiale, ma di un grande scontro. Quanto siamo vicini? Credo che non siamo molto lontani. Non più di tre o quattro mesi. E c'è il rischio che accada prima di allora».

E la Serbia? «Stiamo preservando la pace, la stabilità e la tranquillità nella regione e nel nostro paese. Faremo del nostro meglio. Dopo tutto, siamo stati uno dei campioni mondiali di guerra nel XX secolo: Prima guerra balcanica, Seconda guerra balcanica, Prima guerra mondiale. Nella Prima guerra mondiale, lo sapevate che abbiamo perso il 29% della nostra popolazione totale? La Serbia è stata la più grande vittima del conflitto e nessuno lo ha mai riconosciuto».

«In seguito, abbiamo avuto tutte le altre guerre e poi l'aggressione della Nato nel 1999, e dopo tutti questi conflitti il mio grande sogno è mantenere la pace e la stabilità qui, e farò del mio meglio per mantenere il paese sicuro e stabile», spiega il padre di tre figli. «Per questo sono molto attento, molto prudente in ogni singola dichiarazione che faccio. Non litigo con nessuno, mantengo la pace e basta. Oggi il vocabolario è molto rozzo: è molto duro da tutte le parti, soprattutto da parte europea».

Belgrado sarà presente a quella che il Consiglio federale chiama conferenza di pace sull'Ucraina? «Ne ho discusso con Volodymyr Zelensky. Ne ho parlato con i cinesi. Non abbiamo ancora preso una decisione. Vedremo che livello ci sarà, chi verrà, chi non verrà. Prenderemo una decisione a breve. Ma ad essere onesti mi piacerebbe vedere entrambe le parti allo stesso tavolo», conclude il leader politico che, con i suoi 198 centimetri, è uno dei più alti del pianeta.

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