Si temono scontri
CHIGAGO - Decine di migliaia di persone si preparano a invadere una Chicago blindata per fare pressione sul partito democratico affinché fermi la guerra a Gaza. Joe Biden non è riuscito a strappare una tregua in tempo per l'inizio della convention, ma con la prosecuzione ottimistica dei colloqui spera di arrivarci entro la fine della prossima settimana, evitando nel frattempo l'escalation della vendetta iraniana.
Per le strade della città i negozi si stanno organizzando in vista delle due grandi manifestazioni in programma lunedì, la prima serata della convention, e giovedì, in occasione della chiusura della kermesse.
Temendo il ripetersi dell'incubo del 1968, quando i manifestanti contro la guerra in Vietnam si scontrarono con la polizia in un'esplosione di violenza senza precedenti per le strade di Chicago proprio durante la convention democratica, i negozi si preparano a potenziali rivolte. Le vetrine sono state già rafforzate con panelli di legno e molte attività hanno concesso ai loro dipendenti di lavorare da casa durante l'intera kermesse per motivi di sicurezza.
«Come sappiamo, la città non ha dei precedenti positivi nel proteggere le attività commerciali», ha affermato Scott Shapiro, proprietario di Syd Jerome. «Le proteste pacifiche non ci preoccupano. A preoccuparci sono le persone che si infiltrano e approfittano di queste proteste per portare avanti la loro agenda», ha aggiunto Shapiro.
La polizia è in allerta: «Il primo emendamento non protegge le rivolte e gli atti criminali. Non include la violenza, il vandalismo e noi non le tollereremo», ha spiegato il sovrintendente del Chicago Police Department Larry Snelling.
Le manifestazioni pro-Gaza sono in programma a Union Park, vicino allo Union Center, e McCormick Place, dove si tiene la convention. La coalizione che le organizza, March on the DNC, include più di 200 gruppi pro-palestinesi, anti-guerra e organizzazioni di estrema sinistra.
Il cambio al vertice del ticket presidenziale, con Kamala Harris alla guida al posto di Joe Biden, non ha modificato i piani dell'organizzazione: l'obiettivo è chiedere la fine della guerra a Gaza e lo stop degli aiuti americani a Israele, ma anche promuovere i diritti degli immigrati, della comunità Lgbtq+ e dei lavoratori messi in pericolo da Donald Trump.
«Kamala Harris non ha segnalato alcun cambio di politica. Ha un tono differente dal presidente Joe Biden, ma non ha offerto ricette diverse. Per questo è importante che il partito democratico capisca che una buona parte della sua base è arrabbiata, frustrata e vuole un cambiamento reale», ha detto Eman Abdelhadi, professoressa che intende partecipare alle manifestazioni durante tutta la settimana della convention. Abdelhadi non voterà per Donald Trump ma non esclude di poter valutare un candidato indipendente nel caso in cui Harris non cambiasse politica su Gaza.
Se in strada in migliaia faranno sentire la loro voce, all'interno della convention la protesta è affidata a una trentina di delegati "uncommitted", frutto del voto di protesta durante le primarie. A loro spetta il compito di cercare di convincere i delegati di Harris a unirsi al loro pressing sul partito per includere il cessate il fuoco nella piattaforma della convention democratica. La vicepresidente è ritenuta più aperta alle pressioni anche se la sua campagna continua a indicare che non sostiene l'embargo alle armi a Israele.
La convention e le proteste si svolgono mentre i colloqui per una tregua continuano serrati. Dopo i progressi al vertice di Doha, le parti continuano a trattare nella speranza di un nuovo vertice la prossima settimana che possa suggellare l'intesa per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco.