Uno studio spagnolo fa emergere l'incidenza delle alte temperature nei contesti sociali meno abbienti
MADRID - Un caldo da morire. Non proprio un eufemismo per le migliaia di persone che sono state uccise per davvero negli ultimi anni dalle alte temperature.
Lo studio in 17 quartieri di Madrid - Ma il clima sempre più bollente fa anche delle discriminazioni: uccide di più le persone povere. A questa conclusioni è giunto uno studio spagnolo condotto inizialmente in 17 quartieri della capitale e poi esteso su diverse comunità in tutto il Paese. E il risultato è sempre stato identico: il reddito conta se vuoi salvare la pelle quando le colonnine di mercurio dei termometri fibrillano e i misuratori digitali segnano temperature sahariane ovunque. Se su un punto - l'aumento dei decessi - convergono le comunità scientifiche, è su coloro che occupano in misura maggiore i posti delle statistiche di questa particolare mortalità che non si era soffermata l'analisi e cioè chi vive in povertà.
«È una questione di buon senso», ha dichiarato al Guardian Julio Díaz Jiménez, professore di ricerca presso l'Istituto di sanità Carlos III di Madrid - un'ondata di calore non è la stessa cosa quando si è in una stanza condivisa con altre tre persone e senza aria condizionata, rispetto a quando si è in una villa con accesso a una piscina e aria condizionata».
L'impatto sulla mortalità nei tre quartieri più poveri - La ricerca si è sviluppata in due fasi: la prima - condotta nel 2020 - ha preso in esame 17 quartieri di Madrid, con il risultato osservato dai ricercatori che l'impatto sulla mortalità era evidente in soli 3 distretti, «quelli in cui il reddito delle famiglie era inferiore alla media» ha spiegato al quotidiano britannico il capo del gruppo di indagine.
La ricerca allargata a varie comunità in tutta la Spagna - La seconda fase ha esteso il campo di osservazione a varie comunità in tutta la Spagna. E quindi? «Abbiamo visto la stessa cosa», ha detto senza esitazione il professor Díaz Jiménez. «Quando si parla di calore e vulnerabilità, il fattore chiave è il livello di reddito» ha rimarcato.
Case sovraffollate e poco ventilate: i luoghi in cui si muore di più - Il quadro sociologico che affiora da questa indagine è che «le persone con un reddito più basso spesso faticano ad accedere a un alloggio di qualità, e molti vivono in case sovraffollate e poco ventilate che offrono poca tregua dal caldo».
Molti, inoltre, non hanno un'assistenza sanitaria adeguata, «con maggiori probabilità di soffrire di condizioni che potrebbero essere aggravate dal caldo estremo, mentre altri lavorano in settori come l'agricoltura e l'edilizia, dove sono regolarmente esposti a temperature elevate».
Gli effetti sulla salute dei bambini che vivono in case non climatizzate adeguatamente - L'impossibilità di dotarsi di un impianto di condizionamento, si riflette in negativo anche sulla salute della popolazione infantile eventualmente presente all'interno del nucleo famigliare. Un report di Save the Children ha avvertito che un bambino su tre in Spagna non vive in condizioni climatiche adeguate all'interno di un'abitazione e «ciò potrebbe avere un'influenza enormemente dannosa sulla salute mentale e fisica di oltre 2 milioni di bambini».
La correlazione tra stress da caldo e povertà è stata anche l'oggetto di uno studio condotto nel 2019 oltre Atlantico, dalla National Public Radio e dell'Università del Maryland, che ha rilevato come nei quartieri a basso reddito negli Stati Uniti la climatizzazione all'interno delle case sia praticamente inesistente.
In Europa «quasi 50mila persone decedute lo scorso anno per il caldo» - Da questa parte dell'Atlantico, a infoltire le argomentazioni sul tema, vi sono anche i numeri e a ricordarli ci ha pensato la ricercatrice Yamina Saheb - autrice principale di uno studio sulla mitigazione dei cambiamenti climatici - che ha fatto presente come il caldo infiammato dall'inquinamento da carbonio ha ucciso «quasi 50.000 persone in Europa lo scorso anno. Dobbiamo lanciare l'allarme che è estremamente urgente e decidere che questa sia l'ultima volta che le persone muoiono a causa del caldo nei Paesi europei».
La comunità scientifica si sgola nel diramare allerte e non c'è simposio dove non venga ribadito che «le ondate di calore in tutto il continente sono diventate più calde, più lunghe e più frequenti, e il 2023 è stato l'anno più caldo mai registrato. Gli scienziati prevedono che il 2024 prenderà presto il suo posto».
«Il riscaldamento globale sta uccidendo le persone - ha detto Saheb - e la domanda che mi pongo è: quante persone ci vorranno perché i nostri politici si rendano conto che la povertà in condizioni climatiche sempre più calde è un problema importante?».