Washington ha motivato il sequestro dell'aereo con le sue sanzioni imposte contro il governo "chavista" del presidente rieletto
WASHINGTON - Il governo venezuelano ha definito «pirateria» il sequestro da parte delle autorità statunitensi di un aereo utilizzato dal presidente Nicolas Maduro, sulla scia delle elezioni presidenziali che sia lui che l'opposizione sostengono di aver vinto.
«Ancora una volta, le autorità degli Stati Uniti d'America sono impegnate in una pratica criminale che non può essere definita altro che pirateria», ha dichiarato il ministero degli esteri di Caracas in un comunicato.
Secondo il titolare Yván Gil, il sequestro «non è un'azione isolata» ma un'escalation «contro il governo rieletto dalla volontà del popolo venezuelano il 28 luglio».
Il Venezuela «non si lascerà mettere sotto pressione da nessuna aggressione», si legge nel testo dove si annuncia anche che «il Venezuela denuncia davanti alla comunità internazionale che ancora una volta le autorità degli Stati Uniti, in una recidiva pratica criminale che non si può definire altro che pirateria, hanno confiscato illegalmente un aereo utilizzato dal presidente della Repubblica».
Secondo Gil «questa azione rivela che nessuno Stato e nessun governo costituzionale è al riparo da azioni illegali che non rispettano il diritto internazionale».
Washington ha motivato il sequestro dell'aereo con le sue sanzioni imposte contro il governo di Maduro e per proteggere la sua sicurezza nazionale e gli interessi di politica estera.
L'aereo, immatricolato a San Marino, è stato ampiamente utilizzato da Maduro per i suoi viaggi all'estero, compresi quelli all'inizio dell'anno in Guyana e a Cuba. È stato anche coinvolto nello scambio, avvenuto a dicembre a St. Vincent e Grenadine, di diversi statunitensi incarcerati in Venezuela con lo stretto alleato di Maduro, il colombiano Alex Saab, che era in carcere negli Stati Uniti.
Intanto gli Stati Uniti stanno preparando nuove sanzioni contro funzionari del governo venezuelano. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali nel mirino del Tesoro americano ci sono 15 persone vicine a Maduro accusate di aver «ostacolato libere e giuste elezioni presidenziali». Secondo l'agenzia la lista comprende membri dell'autorità elettorale (CNE), della Corte suprema venezuelana (STJ), del parlamento, dei servizi segreti (SEBIN) e del Controspionaggio militare (DGCIM).
Tra questi ci sarebbero anche «alcuni responsabili della repressione contro l'opposizione, i massimi finanziatori del governo di Caracas e i funzionari che hanno appoggiato Maduro nella sua decisione di non rispettare l'accordo siglato ad ottobre tra il suo governo e l'opposizione nelle Barbados per garantire un voto libero ed equo», scrive Bloomberg, che ha avuto accesso ai documenti del Dipartimento del Tesoro.