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ITALIAUno scandalo di fine estate

06.09.24 - 19:25
Le dimissioni di Gennaro Sangiuliano dopo le rivelazioni di Maria Rosaria Boccia, un terremoto che scuote il governo Meloni
IMAGO / IPA Photo
Fonte Nicoletta Tamberlich, Ansa
Uno scandalo di fine estate
Le dimissioni di Gennaro Sangiuliano dopo le rivelazioni di Maria Rosaria Boccia, un terremoto che scuote il governo Meloni

ROMA - Anatomia di uno scandalo di fine estate: in Italia l'affaire Maria Rosaria Boccia si è abbattuto come una tempesta sul ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, coinvolgendo il governo e creando imbarazzo alla premier Meloni.

L'inizio - È il 26 agosto quando l'imprenditrice pubblica su Instagram: «Grazie al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per la nomina a Consigliere del ministro per i Grandi Eventi». La smentita ufficiosa dal Collegio Romano non tarda ad arrivare.

Di tutta risposta Boccia comincia a pubblicare le foto per dimostrare come lei fosse più che organica al ministero. Alle foto che viaggiano sui social si accompagnano poco dopo quelle pubblicate dal sito Dagospia. Boccia non arretra. «La mia nomina era stata fatta, mi è stato chiesto di strapparla», dichiara la donna.

Il caso monta - Intanto la bomba è scoppiata. I partiti di opposizione chiedono chiarimenti: il Pd solleva dubbi sulla possibile «gestione opaca degli incarichi fiduciari del ministro». Dall'opposizione viene anche evidenziato come la presenza della 41enne accanto al ministro appare costante anche in occasione di eventi ufficiali, «facendo sorgere interrogativi circa il suo ruolo e le sue responsabilità».

Il 2 settembre, dopo aver chiesto chiarimenti al ministro, Meloni va in tv, ospite di Paolo Del Debbio su Rete 4: Sangiuliano, spiega, «mi garantisce che non ha avuto accesso ad alcun documento riservato, particolarmente sul G7 e che non un euro dei soldi pubblici degli italiani è stato speso per questa persona» aggiunge la premier. Nel giro di un'ora Boccia replica alla presidente del Consiglio sui social: «Questa persona ha un nome, un cognome e un titolo».

Il colloquio con Meloni - Il 3 settembre Sangiuliano scrive una lettera pubblica alla Stampa e riferisce di aver valutato la nomina di Boccia come consulente a titolo gratuito. Mentre il botta e risposta continua tra post sui social e dirette tv, nel pomeriggio Sangiuliano ha un colloquio di un'ora e mezza con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, al termine del quale spiega che non si dimetterà.

Boccia pubblica - Nella notte Boccia pubblica nuove storie e diffonde il testo di una mail arrivata dal capo di gabinetto della Cultura il 10 luglio in cui si legge la sua "nomina" a "Consigliere del ministro per i grandi eventi". Oltre alla mail, anche l'audio di una telefonata avuta con il funzionario.

In una storia successiva il testo di un'altra mail, datata 15 luglio, dall'oggetto "voli Sangiuliano/Boccia" in cui compaiono le carte di imbarco come allegati. Boccia, inoltre, avrebbe anche girato alcuni video all'interno degli uffici di Montecitorio con una telecamera nascosta negli occhiali. «Nulla di illegale», replica su Instagram lei.

L'intervista al Tg1 - Il 4 settembre il ministro Sangiuliano va al Tg1 a dire la sua verità e mostra i pagamenti con la carta di credito personale. Aggiunge: «Sono pronto a dimettermi, ma Meloni mi ha detto di andare avanti e chiarire». Boccia replica, criticando indirettamente anche la premier: «Ma chi ha davvero fatto gossip: io, lui, o "l'altra persona", sfruttando un momento strategico per il Paese?».

Sempre più rivelazioni - Il 6 settembre, in un'intervista esclusiva pubblicata sulla Stampa (anticipata il giorno prima in una pillola video), dice che Sangiuliano è «sotto ricatto», accusa Meloni di «comportamenti sessisti» contro di lei. Parla dei viaggi con il ministro («non solo legati alla sua attività»), di chi sono a suo avviso i 'veri ricattatori' di Sangiuliano («chiedete a lui, posso dire che ci sono direttori di settimanali»).

E spiega perché, dalla fine di luglio in poi, ha deciso di registrare tutto dei rapporti con il ministro della Cultura: «Perché mi ha detto una frase che mi ha colpito molto»: "Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l'istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai"».

Quanto alle spese per i viaggi, «io ho sempre saputo che le trasferte venivano pagate dal ministero». Alla domanda se abbia altre registrazioni, audio, video, replica: «Io ho semplicemente documenti per certificare la verità di una donna che diversamente non sarebbe stata creduta». Coinvolgono altri politici, ministri, la premier Meloni? «Io ero a stretto contatto con il ministro. Quindi ho ascoltato telefonate e ho letto messaggi».

Non teme di aver commesso reati? «Assolutamente no. Forse il reato lo commette chi dice bugie. Io - sottolinea - ho sempre e solo detto la verità».

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