Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha presentato oggi un documento che delineerà le condizioni «giuste» per terminare il conflitto.
KIEV - Volodymyr Zelensky torna in Italia in un momento cruciale della guerra. È tempo infatti di presentare ai partner europei il suo «piano della vittoria»: dopo un'accoglienza tiepida da parte di Joe Biden a Washington, il leader ucraino prova a cercare la sponda di Roma, Parigi, Berlino e Londra per la sua visione sul futuro - e la fine - del conflitto. «Entro novembre - ha promesso oggi Zelensky a Dubrovnik ai leader dei Balcani - sarà pronto un documento che delineerà le condizioni dettagliate per una giusta fine della guerra».
La strada resta in salita, tanto più che l'occasione più importante per illustrare il piano, il vertice di Ramstein programmato per sabato, è saltato all'ultimo minuto per il forfait del presidente americano, impegnato a gestire la crisi in patria per l'arrivo dell'uragano Milton. Ma Zelensky resta ottimista: «A ottobre, novembre e dicembre abbiamo una vera possibilità di muovere le cose verso la pace e una stabilità duratura. E la situazione sul campo di battaglia crea un'opportunità per un'azione decisiva per porre fine alla guerra non più tardi del 2025», ha detto il presidente. «Contiamo sulla leadership del presidente Biden e sui passi forti e saggi di Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia per portare sicurezza e pace in Europa».
Dopo indiscrezioni trapelate sui media, è stato lo stesso presidente ucraino ad annunciare la tappa italiana di un tour europeo iniziato in Croazia e che lo vedrà anche all'Eliseo da Emmanuel Macron, in Germania per incontrare Olaf Scholz e nel Regno Unito da Keir Starmer. A Roma Zelensky arriverà domani e in serata incontrerà la premier italiana Giorgia Meloni in un bilaterale al quale seguirà una cena. La Santa Sede ha annunciato invece l'udienza dal Papa di venerdì mattina: sarà il terzo incontro tra il leader in guerra e il Pontefice, dopo il difficile faccia a faccia in Vaticano del 13 maggio 2023 e l'incontro del 14 giugno scorso, in occasione del G7 di Borgo Egnazia.
Nelle varie capitali Zelensky insisterà anche sulla necessità di usare le armi occidentali per attaccare in profondità in Russia, richiesta finora respinta dagli alleati. Tra i missili capaci di una tale gittata ci sono anche gli Storm Shadow/Scalp, che sarebbero stati forniti dall'Italia nei pacchetti di aiuti finora inviati a Kiev. Ma su questo punto il Governo rimane fermo sul divieto assoluto all'uso delle armi italiane in Russia: il sostegno militare italiano deve andare solo alla difesa ucraina. In questa direzione vanno anche le ultime forniture militari tricolori, compreso il secondo sistema Samp-T, arrivato in Ucraina e già operativo. La posizione di Roma è peraltro condivisa anche da altri alleati, tra cui la Germania, che in virtù di questo principio ha evitato di fornire agli ucraini i suoi missili Taurus.
Senza l'appuntamento di Ramstein (rinviato a data da destinarsi ma probabilmente entro questo mese), sarà nei bilaterali con i leader europei che il presidente ucraino tenterà di dare forza al suo piano per la fine della guerra, mentre resta lo scetticismo sulla percorribilità concreta della roadmap preparata da Kiev. Uno scetticismo che potrebbe aver fatto breccia persino nelle posizioni della presidenza ucraina: funzionari vicini alla Nato hanno infatti riferito a Bloomberg che Zelensky potrebbe essere pronto ad adottare un approccio «più flessibile» nell'esaminare i modi per porre fine alla guerra.
Da una parte infatti il leader ucraino ha rafforzato pubblicamente le principali richieste di Kiev, tra cui il ritiro completo delle forze russe e l'adesione immediata alla Nato. Ma dall'altra, con l'Ucraina che si avvicina al suo terzo inverno di guerra, «i funzionari ucraini hanno segnalato di essere pronti a riconoscere che una fine del conflitto dovrebbe entrare in gioco", scrive Bloomberg. «Nessuno ha parlato di concessioni esplicite. E Zelensky è stato fermo nel respingere qualsiasi discorso di cessione di territori. Tuttavia, la pressione degli alleati è aumentata per un piano più concreto sulla fine del conflitto».