Due ore e mezza di colloquio. Il Segretario di Stato americano «scoraggia qualsiasi mossa che faccia degenerare il conflitto»
TEL AVIV - La minaccia iraniana e la necessità che Usa e Israele uniscano le forze nella lotta «contro l'asse del male e del terrorismo» che si annida a Teheran sembrano essere state al centro del colloquio di oggi a Gerusalemme tra il primo ministro dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu e il segretario di Stato americano Anthony Blinken. Almeno, stando al resoconto ufficiale dell'ufficio del premier.
L'incontro, durato due ore e mezza, si è svolto inizialmente a due e solo dopo si sono aggiunti i funzionari statunitensi e israeliani. In una precedente indiscrezione, trapelata mentre il ministro degli esteri degli Usa era ancora in volo verso Tel Aviv, l'intenzione di Blinken - secondo una fonte al seguito - era proprio di scoraggiare qualsiasi mossa che avrebbe potuto far degenerare drasticamente il conflitto regionale. In particolare dopo la clamorosa azione dell'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah di sabato scorso, che ha colpito con un drone sfuggito alla contraerea la residenza di Netanyahu a Cesarea - confermata ufficialmente solo oggi - e rivendicata totalmente dai miliziani sciiti. Mentre Teheran ne ha preso le distanze in più di una dichiarazione.
Nella nota dell'ufficio di Netanyahu viene poi riferito che il segretario americano «ha espresso profondo shock per il tentativo iraniano di eliminare il primo ministro attraverso Hezbollah, chiarendo che si tratta di un evento estremo e straordinario».
Da parte Usa, il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller ha preferito mettere al primo punto della nota ufficiale che Blinken «ha sottolineato la necessità di trarre vantaggio dall'azione di successo di Israele per assicurare alla giustizia Yahya Sinwar», il defunto - per mano delle forze armate dello Stato ebraico - leader di Hamas, il movimento islamista al potere nella Striscia, cogliendo l'opportunità per portare avanti i negoziati sul rilascio di tutti gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza e porre fine al conflitto nell'enclave palestinese. Non solo: all'ordine del giorno c'è ovviamente la questione su cui il presidente degli Usa Joe Biden insiste da mesi, ossia il governo della Striscia nel dopoguerra.
Blinken, in Medio Oriente per l'undicesima volta dall'inizio del conflitto, dovrebbe visitare anche diversi paesi arabi, presumibilmente Giordania, Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. E non è escluso che l'instancabile attività del segretario di Stato abbia come obiettivo - oltre alla ripresa dei negoziati - di assicurarsi l'appoggio logistico nella regione per l'attesa risposta israeliana alla Repubblica islamica dopo l'attacco del primo ottobre. Così come per un'eventuale successiva rappresaglia delle Guardie della rivoluzione.
Il tour di Blinken - che ha incontrato pure il presidente Isaac Herzog e il ministro della difesa Yoav Gallant che si aspetta il supporto militare americano nell'operazione contro l'Iran - appare come un'operazione diplomatica a specchio, proprio mentre il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi ha visitato diversi paesi arabi negli ultimi giorni per cercare di costruire un sostegno prima della vendetta di Israele: parlando dal Kuwait, l'emissario del leader supremo iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei, ha detto che le nazioni del Golfo hanno assicurato che non permetteranno che il loro territorio sia utilizzato per un attacco israeliano.
L'arrivo di Blinken ha seguito di poche ore quello dell'inviato di Joe Biden Amos Hochstein, da lunedì a Beirut, dove ha presentato una proposta per arrivare al cessate il fuoco in Libano. Schema di cui, secondo la televisione pubblica Kan 11, il segretario di Stato ha discusso con Netanyahu. Il quotidiano libanese al Akhbar, vicino a Hezbollah, in mattinata ha rivelato i punti salienti della bozza: «Lo scopo è impedire qualsiasi presenza armata nelle zone libanesi e nei villaggi vicini al confine», ossia espandere l'area dove non ci sarà la presenza di Hezbollah a qualche chilometro oltre il fiume libanese Litani. La Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil) verrà rafforzata e avrà l'autorità di perquisire case, veicoli o avamposti sospettati di contenere armi.
Su cosa ne pensi Netanyahu del piano finora non si è saputo nulla. In serata, il premier ha riunito alti funzionari dell'establishment della sicurezza e alcuni ministri. Mentre dall'Iran il comandante delle guardie rivoluzionarie Mohammad Ali Jafari ha definito improbabile che Israele faccia una «mossa significativa» contro Teheran, immaginando che invece porterà a termine un simbolico «attacco limitato». Previsione ottimistica che forse nasconde timori ben più allarmanti.