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TURCHIAOcalan dal carcere apre a fine lotta armata

24.10.24 - 20:35
Dopo anni di silenzio torna a parlare lo storico leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk)
Foto Imago
Fonte ATS
Ocalan dal carcere apre a fine lotta armata
Dopo anni di silenzio torna a parlare lo storico leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk)

ANKARA - Dalla lotta armata a quella politica e legale. Dopo anni di silenzio torna a parlare Abdullah Ocalan, lo storico leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), la formazione armata curda, di orientamento socialista, che ha contribuito a fondare nel 1978 e alla quale il governo di Ankara ha attribuito l'attentato compiuto mercoledì nella sede dell'Industria aerospaziale nei pressi della capitale. "Se ci sono le giuste condizioni, ho il potere teorico e pratico per spostare questo processo dal terreno del conflitto e della violenza al piano legale e politico", ha detto il leader 75enne che ha passato gli ultimi 25 anni della sua vita in prigione e ha potuto inviare questo messaggio dopo avere ricevuto in carcere un suo parente e deputato del partito filocurdo Dem, la terza forza più rappresentata nel parlamento turco, prima visita ricevuta dal 2020.

L'incontro in prigione è arrivato dopo un clamoroso appello lanciato, nei giorni precedenti, dal partito di estrema destra Mhp, alleato dell'Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan e con posizioni molto lontane dai curdi, che aveva invitato Ocalan a proclamare lo scioglimento del Pkk e a dichiarare la fine del terrorismo in parlamento, alludendo a una possibile fine del suo regime di isolamento. Un'opportunità definita "storica" dallo stesso Erdogan.

Con le sue parole, Ocalan pare avere raccolto in qualche modo la sfida, indicando un possibile nuovo orizzonte per il suo gruppo, da 40 anni impegnato in una sanguinosa guerra contro lo Stato turco che ha provocato la morte di oltre 40'000 persone.

L'appello arriva dal carcere di massima sicurezza sull'isola di Imrali, a sud di Istanbul nel Mare di Marmara, dove Ocalan è rinchiuso dal 1999, quando fu arrestato in Kenya dopo avere cercato asilo politico in Europa, senza riuscirci, e ricevette una condanna a morte, poi commutata in ergastolo dopo l'abolizione della pena capitale.

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