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Per ore con l'acqua fino al collo: testimonianze dall'inferno di Valencia

SPAGNAPer ore con l'acqua fino al collo: testimonianze dall'inferno di Valencia

30.10.24 - 12:27
Chi urla per salvare il proprio cane, chi è vivo per miracolo. I morti sono almeno 62. «La Spagna intera piange con voi»
AFP
Per ore con l'acqua fino al collo: testimonianze dall'inferno di Valencia
Chi urla per salvare il proprio cane, chi è vivo per miracolo. I morti sono almeno 62. «La Spagna intera piange con voi»

VALENCIA - Le grida disperate di aiuto provenire da una casa riempita di fango, mentre l'acqua continua a salire di livello sotto una pioggia torrenziale e le bordate di vento. Qualcuno sente le urla di quella donna che con il cane in braccio rischia di venire sommersa dalla piena del fiume, una piena che in un batter d'occhio ha invaso interi quartieri di Utiel, dodicimila anime della provincia valenciana, e chiama i servizi di emergenza.

Dopo alcuni minuti, un elicottero di soccorso si materializza sopra la casa allagata e un pompiere si cala con una corda: ci metterà un attimo a imbracare la donna che "vola" in salvo tra le braccia del soccorritore verso la cabina dell'elicottero.

In tanti sono stati strappati alla morte dalla furia del ciclone, la Dana (Depresion Aislada en Niveles Altos), un fenomeno meteorologico tipico della Spagna e del Mediterraneo occidentale. Un'ondata di maltempo che in Spagna non ricordavano così dal 1996, quando morirono 87 persone e decine furono i feriti. Come quelli che si vedono dentro un centro sportivo, il Petxina, dove vengono portati i sopravvissuti di questo cataclisma che sta ferendo la costa di Levante davanti al Mediterraneo.

«L'acqua andava a una velocità pazzesca, trascinando le auto, io ero nella mia: la pressione era fortissima. Sono riuscito a uscire ma l'acqua mi ha sbattuto contro una recinzione» racconta uno degli scampati a questa tragedia.

Ha indosso i segni di quello che ha vissuto: i vestiti strappati, mani e gambe insanguinate. A quella ringhiera, sotto i fendenti della corrente, è rimasto aggrappato tre ore.

Il bilancio provvisorio delle vittime è stato nuovamente aggiornato al rialzo. Ora sono almeno 62, secondo i servizi di emergenza. Ma le cifre sono destinate a essere riviste: le squadre di emergenza continuano a trovare corpi.

«Non paura, panico» - Un ragazzo è rimasto intrappolato dentro a un camion: dopo essere riuscito anche lui a uscire dall'automezzo e finire trascinato su quella ringhiera, sarà dopo quelle tre lunghissime ore portato in salvo.

«Non è stata paura, ma panico» racconta una donna. «L'acqua è arrivata all'improvviso, ci siamo messi in salvo salendo ai piani alti di un supermercato ma abbiamo visto auto con dentro gente portata via dall'acqua». Si è trascinata via mezzo mondo la DANA in questa parte di Spagna e senza fare sconti a qualsiasi cosa incontrasse sulla sua strada: dalle case ai ponti, dai Tir sull'autostrada ai pali della luce.

A chi è stato dato solo il tempo di uscire di casa e salire sui mezzi che le autorità avevano messo a disposizione per i cittadini da evacuare, resta la speranza che questo incubo, come i cicloni, passi in fretta: in questo sperano Mario, Aurelina e Luz mentre cercano di dormire dietro una delle reti che proteggono le porte dove si gioca a pallamano.

«Siamo fuggiti senza nulla, nemmeno i vestiti. Solo i nostri passaporti» ha raccontato a El Pais Luz. «Vediamo se Dio vuole che torniamo presto a casa».

L'inferno di DANA ha colto di sorpresa in molti: come alcuni passeggeri di un autobus. «L'autista ci ha detto che non poteva più proseguire. Siamo scesi. L'acqua ci arrivava sopra alle ginocchia ma continuava a salire sempre di più. Fino al punto che siamo rimasti con l'acqua fino al collo per cinque ore. Poi ci hanno raggiunti i soccorritori».

Situazione critica - Dentro la palestra dei sopravvissuti continuano ad arrivare persone che gli autobus della Protezione civile spagnola fanno scendere davanti all'ingresso: a dramma si aggiunge dramma, visto che la piena ha allagato i magazzini dove la Croce Rossa stocca coperte e asciugamani. Mancano proprio quelli, nella struttura che accoglie gli scampati.

Va meglio in un'altra palestra trasformata in centro di accoglienza: «Stiamo salendo al piano superiore. Lì abbiamo acqua, caffè, succhi di frutta e brodo caldo» riferisce al telefono uno dei volontari.

Carlos Mazon, l'avvocato e politico a capo della Generalitat Valenciana, nel parlare di «situazione drammatica» lancia un appello ai tanti che sono sui tetti o sui piani alti delle case e che aspettano di essere portati via: «Stiamo arrivando, vi verremo a salvare». Alla popolazione è stato chiesto di evitare di avvicinarsi a qualsiasi corso d'acqua.

Massimo pericolo a Barcellona - Ma sembra non essere finita qui: il Servizio meteorologico catalano ha lanciato per questo pomeriggio un'allerta di massimo pericolo per Barcellona. Sono previsti venti tempestosi e chicchi di grandine di almeno un paio di centimetri di diametro.

L'appello di Sanchez - «Dopo 24 ore possiamo dire che siamo di fronte a un'emergenza che continua, i cittadini non abbassino la guardia, non vadano in strada». Lo ha dichiarato il premier Pedro Sánchez in un messaggio rivolto alla nazione. «Sono molte le città colpite da questa tragedia, tutti stanno facendo il possibile e il comitato di crisi sta lavorando con i presidenti delle comunità autonome con cui sono in contatto». Madrid «metterà a disposizione tutte le risorse possibili» per aiutare le popolazioni colpite, anche «dell'Unione europea se necessario». La priorità assoluta in questo momento è di «aiutare chi sta ancora cercando i propri cari. La Spagna intera piange con tutti voi».

Nel pomeriggio di oggi il governo spagnolo ha deciso di dichiarare tre giorni di lutto nazionale.

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