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ITALIATuretta, fra 10 anni i primi permessi premio. A 48 anni in libertà.

04.12.24 - 14:52
L'ergastolo non è di genere "ostativo" (quello inflitto a mafiosi o terroristi) e l'assassino di Giulia potrà godere dei benefici di legge
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Turetta, fra 10 anni i primi permessi premio. A 48 anni in libertà.
L'ergastolo non è di genere "ostativo" (quello inflitto a mafiosi o terroristi) e l'assassino di Giulia potrà godere dei benefici di legge

VENEZIA - Un ergastolo senza «buttare via la chiave», tanto per citare le parole del suo difensore, l'avvocato e professore Giovanni Caruso. Che significa sostanzialmente che l'assassino di Giulia Cecchettin, già fra dieci anni, potrà farsi aprire i cancelli del carcere veronese di Montorio e godere dei primi permessi premio.

Trascorsi venti anni dalla condanna (quando Filippo Turetta di anni ne avrà 42) la configurazione normativa dell'istituto carcerario prevede il regime di semilibertà, cui fa seguito - trascorsi altri 6 anni - la libertà condizionale.

Turetta potrebbe tornare in libertà a 48 anni - Questo può voler dire che l'autore di uno dei crimini più efferati che la storia della cronaca nera italiana abbia mai conosciuto, a 48 anni potrebbe tornare in libertà. È l'effetto giudiziale che la causa dell'ergastolo non ostativo (la vera "fine pena mai" che l'ordinamento italiano prevede per mafiosi e terroristi) produce planando su una sentenza che lascia scontenta l'opinione pubblica e la stessa parte offesa, a partire dal padre di Giulia, Gino Cecchettin. I malumori e le voci di dissenso che si sono levati da più parti, stanno tutti dentro al mancato riconoscimento delle aggravanti della crudeltà e dello stalking.

Le 75 coltellate "non crudeli" - Tanti stentano a capire come non vi sia ferocia in un delitto dove l'assassino è stato capace di sferrare 75 coltellate - di cui 25 sulle mani - a una povera ragazza. Ma le caratteristiche che gli elementi integrativi di crudeltà specificati dal codice penale italiano devono avere - e su cui ha puntato tutto la difesa di Turetta - hanno portato i giudici a quella interpretazione della norma, che ha di fatto escluso la detenzione a vita per Turetta.

Per esserci crudeltà - dice la legge - "vi deve essere la volontà di infliggere alla vittima sofferenze che esulano dal normale processo di causazione dell'evento".

La pena inflitta, inoltre, collima anche con quelle che sono le fondamenta della Costituzione italiana in tema di carcerazione: la volontà espressa dai Padri costituenti nel normare chi si macchia di azioni delittuose è quella che punta alla rieducazione del recluso e a un nuovo e diverso ripristino sociale della sua vita.

Il risarcimento di 760 mila euro, il giurista: «Se Turetta non può provvedere, è assai improbabile che quelle somme vengano versate» - Per coloro che considerano beffarda la sentenza, non aiuterà certo a placare il loro disappunto quanto dichiarato al Corriere della Sera da un giurista, il professor Francesco Centonze, che insegna Diritto penale all'Università Cattolica di Milano.

La questione riguarda il pagamento dei 760mila euro di risarcimento che l'assassino di Giulia dovrà sborsare. «In quanto maggiorenne è l’unico che dovrà provvedere al pagamento - ha dichiarato al Corsera il professore - ma se Turetta non può provvedere personalmente è assai improbabile che quelle somme provvisionali vengano versate».

E a poco potrebbe servire anche la facoltà data ai famigliari di rivalersi in giudizio sullo Stato, come previsto da una direttiva europea. Come ha spiegato allo stesso quotidiano il cattedratico, la famiglia di Giulia potrà «richiedere il pagamento di una parte dei danni» ma il problema «è che i livelli degli importi stabiliti dalla legge sono definiti in maniera fissa e soggetti alle disponibilità del Fondo specificamente istituito dallo Stato e quindi non sono adeguati rispetto ai danni subiti».

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