L'inaugurazione, oggi, in presenza di oltre 40 leader mondiali tra cui Donald Trump e Zelensky. Grande assente, Papa Francesco
PARIGI - «Notre-Dame del pianeta. Notre-Dame dell'umanità»: sembrava un'impresa impossibile ma dopo cinque anni di lavori il mondo si appresta a celebrare la rinascita di Notre-Dame de Paris.
La cattedrale simbolo di Parigi, parzialmente devastata dall'incendio del 15 aprile 2019, riaprirà oggi le sue porte in presenza di oltre 40 leader mondiali, tra cui il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Atteso anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky oltre che tanti leader europei e africani.
Contrariamente al programma iniziale, il presidente francese e padrone di casa a Parigi, Emmanuel Macron, non si esprimerà più sul sagrato come inizialmente previsto in rispetto della Laicità repubblicana ma all'interno della cattedrale. Motivo? Il forte vento e le condizioni meteo avverse previste su Parigi.
Prima dell'inizio delle celebrazioni a Notre-Dame, fissata dalle 18.00, Macron riceverà all'Eliseo Trump e Zelensky. Secondo l'agenda ufficiale i due incontri sono separati, ma un alto responsabile ucraino non esclude che il presidente eletto degli Stati Uniti e il leader di Kiev possano incontrarsi a margine dei festeggiamenti. È invece confermato l'incontro tra Trump e il principe WIlliam, presente a sua volta lungo le rive della Senna. Al termine della cerimonia a Notre-Dame, intorno alle 21, Macron accoglierà i leader mondiali per una cena di gala all'Eliseo assieme alla moglie Brigitte Macron.
Grande assente, Papa Francesco, che ha invece scelto di recarsi in Corsica il 15 dicembre per un convegno sulla pietà popolare. Il pontefice ha comunque inviato un messaggio che verrà letto dall'arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, durante le celebrazioni.
L'incendio aveva suscitato uno slancio di solidarietà senza precedenti, con aiuti da tutto il mondo per 844 milioni di euro. A contribuire alla rinascita dell'edificio gotico risorto dalle ceneri in appena cinque anni come promesso da Macron, sono stati oltre duemila operai, architetti, restauratori e restauratrici che hanno lavorato duro malgrado vincoli e difficoltà: a cominciare dai rischi legati alle polveri di piombo o lo stop del cantiere durante il Covid-19.