Numerose le reazioni contrarie alla proposta di Donald Trump. Hamas: avrà come unico risultato quello di alimentare le fiamme della violenza
IL CAIRO - La proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che vuole «prendere il controllo» di Gaza, ha ovviamente scatenato un gran numero di reazioni.
Hamas - Un'uscita di questa natura alimenterà le fiamme della violenza in Medio Oriente, secondo Hamas. In una dichiarazione, il gruppo palestinese ha affermato che la proposta «che mira all'occupazione della Striscia di Gaza da parte degli Stati Uniti» è «aggressiva nei confronti del nostro popolo e della nostra causa, non servirà alla stabilità nella regione e getterà solo benzina sul fuoco».
Francia - Anche la Francia non digerisce le dichiarazioni sull'occupazione Usa della Striscia e sul trasferimento dei palestinesi che vivono lì: sono «pericolose per la stabilità e per il processo di pace», secondo quanto dichiarato oggi dalla portavoce del governo, Sophie Primas. «La Francia - ha proseguito la portavoce al termine del consiglio dei ministri a Parigi - è totalmente contraria allo spostamento delle popolazioni». «Noi manteniamo la nostra politica che è: nessuno spostamento delle popolazioni, ricerca di un cessate il fuoco temporaneo volto al processo di pace e soluzione a due Stati».
Germania - Dello stesso tenore la reazione di Berlino. «La Striscia di Gaza appartiene ai palestinesi», ha affermato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. «La popolazione civile non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata o ripopolata in modo permanente», ha affermato Baerbock in una dichiarazione. «È chiaro che Gaza, come la Cisgiordania e Gerusalemme est, appartiene ai palestinesi. Esse costituiscono la base per un futuro stato palestinese».
Brasile - A sua volta, il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha dichiarato che il piano annunciato da Trump è «praticamente incomprensibile».
«Gli Stati Uniti sono stati coinvolti nell'incoraggiare tutto ciò che Israele ha fatto nella Striscia di Gaza. Quindi non ha senso incontrare il presidente di Israele e dire: 'Occuperemo Gaza, rivendicheremo Gaza, vivremo a Gaza'. E dove andranno i palestinesi, dove vivranno? Qual è il loro Paese?", ha chiesto Lula in un'intervista ad alcune radio di Minas Gerais. "Quindi, è qualcosa di praticamente incomprensibile per qualsiasi essere umano», ha aggiunto il leader progressista.
«Quello che è successo a Gaza è stato un genocidio, e onestamente non so se gli Stati Uniti, che sono parte di tutto questo, sarebbero il Paese che dovrebbe cercare di prendersi cura di Gaza. Quelli che devono prendersi cura di Gaza sono i palestinesi», ha continuato Lula, che poi ha difeso «la creazione di uno Stato palestinese, come lo Stato di Israele, e l'istituzione di una politica di coesistenza armoniosa, perché il mondo non ha bisogno di arroganza o slogan, ma di pace e tranquillità».
Egitto - Intanto, nei colloqui al Cairo con il premier palestinese Abu Mazen, il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha ribadito «il pieno sostegno dell'Egitto al governo palestinese e ai suoi piani di riforma, sottolineando l'importanza di rafforzare politicamente ed economicamente l'Autorità Palestinese affinché possa assumere le proprie responsabilità nella Striscia di Gaza, riconosciuta come parte dei territori palestinesi occupati». Lo riferisce su Facebook il dicastero egiziano.
Abdelatty inoltre ha illustrato «gli sforzi egiziani per garantire la sostenibilità dell'accordo sul cessate il fuoco a Gaza e l'attuazione di tutte le sue fasi temporali».
Agenzia Onu per i rifugiati - Il capo dell'Agenzia Onu per i rifugiati ha definito «molto sorprendenti» i piani del presidente americano. «È molto difficile esprimere un'opinione su questo tema così delicato», ha dichiarato Filippo Grandi all'Afp in un'intervista a Bruxelles. «È molto sorprendente, ma dobbiamo vedere cosa significa in termini concreti», ha detto.
I coloni israeliani - Dal canto loro, i leader dei coloni israeliani reagiscono con entusiasmo alla proposta, chiedendo al governo di Tel Aviv di attuare immediatamente il piano e poi iniziare a costruire insediamenti ebraici nel territorio. Lo scrive il Times of Israel.
Israel Ganz, capo dell'organizzazione ombrello dei coloni Yesha Council, elogia l'idea di Trump, affermando che equivale a «dichiarare la fine del sogno palestinese di distruggere Israele attraverso Gaza o di stabilire uno Stato palestinese nel cuore della terra di Israele».
L'organizzazione degli insediamenti Nachala, che ha promosso e fatto pressioni per il ripristino degli insediamenti ebraici a Gaza sin dall'inizio della guerra, lancia un appello all'azione. «Sulla base dell'assunzione che la dichiarazione di Trump sul trasferimento dei gazawi in altri Paesi venga tradotta in azione pratica, gli insediamenti dovrebbero essere costruiti rapidamente in tutta la Striscia di Gaza», afferma Nachala, che ha già organizzato centinaia di attivisti in gruppi per creare nuovi insediamenti a Gaza nel caso in cui si presentasse l'opportunità.
L'inviato USA in Medio Oriente - «Tutti vogliono vedere la pace» in Medio Oriente e «la pace vuol dire una vita migliore per i palestinesi che non è legata necessariamente allo spazio fisico in cui si trovano ora. Una vita migliore significa migliori opportunità e migliori aspirazioni. Questo non succede piantando una tenda a Gaza quando sei circondato da 30'000 munizioni che potrebbero esplodere in ogni momento. È un posto pericoloso in cui vivere oggi». Lo ha detto Steve Witkoff, l'inviato speciale di Donald Trump per il Medio Oriente in un'intervista a Fox spiegando il significato della proposta di Trump sul prendere il controllo di Gaza.
Il presidente - ha aggiunto Witkoff - ha detto al «Medio Oriente che quanto fatto negli ultimi 50 anni non è stato fatto in modo corretto e che le cose cambieranno».