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FRANCIA

Parla la figlia di Dominique Pelicot: «Viviamo in una società piena di perversi»

È la figlia dell'uomo condannato per aver orchestrato abusi sessuali sulla moglie per anni. Sostiene che il padre fosse un predatore seriale
AFP
Caroline Darian
Fonte ATS
Parla la figlia di Dominique Pelicot: «Viviamo in una società piena di perversi»
È la figlia dell'uomo condannato per aver orchestrato abusi sessuali sulla moglie per anni. Sostiene che il padre fosse un predatore seriale

PARIGI - Quella in cui viviamo è una società piena di persone perverse e di malati sessuali: ne è convinta Caroline Darian, figlia di Dominique Pelicot, l'uomo condannato in Francia a fine 2024 insieme a 50 co-imputati per aver fatto stuprare per anni la moglie Gisèle, posta sotto sedativi. La donna è convinta che il padre fosse un predatore seriale e che vi siano altre vittime, lei compresa.

Criminali sessuali - "È evidente che ci sono molti criminali sessuali", afferma la 45enne in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). "Gli uomini presenti in aula al processo erano persone che non avevano ricevuto alcuna educazione sessuale, che in genere non hanno alcun rispetto per le donne. Si sentivano in diritto di violentare mia madre perché Dominique glielo aveva permesso. E non stiamo parlando solo di uomini della generazione di mio padre. C'erano anche ragazzi e persone della nostra età. Alcuni di loro non mostravano alcun senso di colpa e cercavano di scaricare ogni responsabilità. È stato anche sorprendente che molti degli accusati abbiano detto di essere stati abusati e maltrattati da bambini. Anche Dominique è cresciuto in circostanze difficili. Questo non è una scusa, ma solleva la questione di come si riproducono l'abuso e la violenza".

«Mi fidavo di mio padre» - "Non voglio generalizzare, ma la vicenda solleva la questione di quanto ci si possa fidare delle persone", prosegue Darian (il cognome è inventato: sono stati fusi i nomi di battesimo dei due fratelli, David e Florian). "Mi sono fidata di mio padre per 41 anni. Non sapevo che fosse un criminale sessuale. Ora penso molto più a fondo: sono molto più vigile di un tempo".

La donna ha scritto due libri sul caso - Il primo, tradotto anche in italiano, porta il titolo "E ho smesso di chiamarti papà" - in cui descrive suo padre come amorevole, premuroso e spiritoso: un nonno che balla con i nipoti e fa dichiarazioni d'amore a sua madre. Come ha potuto la stessa persona - chiede il giornalista del quotidiano - commettere tali crimini? "Nascondeva il suo lato oscuro in modo che non attraversasse mai la sua vita familiare", risponde l'intervistata. "La vita sociale che si era costruito gli permetteva di dare libero sfogo alle sue perversioni. Poteva metterle in atto recitando la parte del bravo nonno e del fantastico marito. Mia madre fu avvertita da un'amica nel 2000 che Dominique non era chi diceva di essere: le aveva fatto delle avances. Semplicemente non sappiamo chi sia: quando si vede cosa ha potuto fare alla propria moglie, molte cose sono possibili".

Nel suo nuovo libro "Pour que l'on se souvienne", Darian si dice convinta che suo padre fosse uno stupratore seriale e che ci siano altre vittime. "Sono certa che i crimini di Mazan siano solo la continuazione di una lunga carriera. Dominique non ha iniziato nel 2011", quando vi sono le prime prove degli abusi su Gisèle Pelicot. "Ci sono due aggressioni a giovani donne del 1991 e del 1999: la prima è stata violentata e strangolata, la seconda l'ha scampata per un pelo".

"Nel secondo caso, quello del 1999, Dominique ha ammesso l'anno scorso di aver tentato di violentare la donna. Non ha potuto evitarlo perché il suo DNA è stato assicurato all'epoca. Sostiene che non voleva farle del male, il che è del tutto implausibile. Nel 1991 ha negato l'omicidio, ma purtroppo molte prove sono scomparse a causa di negligenze. I dettagli dello svolgimento del crimine ricordano però in modo inquietante il suo comportamento".

Niente prove, solo due foto - Darian ha intentato una causa contro il padre per averla presumibilmente drogata almeno due volte, fotografata in pose provocanti e forse abusata. Se ci sarà un nuovo processo lo deciderà la procura, dice. "Non ho prove, ho solo queste due foto che mi ritraggono sdraiata su un letto e addormentata. Ma sono molto significative: non si fotografa così la propria figlia nel cuore della notte. Ha anche condiviso altre mie foto sui forum, con commenti ignobili. Questo non è un padre che parla di sua figlia. È una persona malata".

"Quando si scopre di non conoscere un membro della famiglia per il quale si aveva molto rispetto, di cui ci si fidava ciecamente, è difficile condurre una vita normale", argomenta Darian. "Avrei preferito che fosse morto in un incidente stradale: sarebbe stato tragico, ma sarebbe stato più facile che scoprire tutto quello che ha commesso. E non sapere cos'altro ha fatto".

Sottomisione chimica - Prima del processo Darian aveva affermato che sperava che venisse riconosciuto come la sottomissione chimica fosse un fenomeno diffuso. Una speranza - chiede il cronista NZZ - che si è realizzata? "Ciò che accade in un'aula di tribunale non cambia il sistema", replica la figlia di Dominique Pelicot, condannato a 20 anni di reclusione. "Certo, c'è stata molta attenzione da parte dei media, ma cosa cambia fondamentalmente? Ci vorrà molto tempo. Ho scritto un nuovo libro perché le vittime non vengano dimenticate. Ed è per questo che ho fondato 'M'endors pas', un movimento che spiega cosa significa la sottomissione chimica. Questo approccio è molto più comune di quanto si pensi: non si tratta di un 'fait divers', né di casi isolati".

Esiste un problema strutturale di sessismo e violenza sessuale in Francia? - "È sempre esistito, solo che ora se ne parla di più", risponde Darian. "Purtroppo viviamo in una società in cui ci sono molti pervertiti e malati gravi. Il problema riguarda tutti i settori della società, l'industria cinematografica, i media, la medicina. È ovunque".

L'importanza del dialogo e dell'educazione - "Bisogna insegnare ai bambini a rispettare gli altri, è necessario un maggiore dialogo nelle famiglie e nelle scuole. A partire dalla prima elementare, non solo al liceo. Nelle nostre scuole non esiste un'educazione sessuale sistematica, in molti istituti cattolici non c'è perché i genitori sono contrari. È positivo che ora si parli dei problemi e si cerchi di capire cosa si può fare per le vittime. L'assistenza medica è inadeguata: è particolarmente difficile per le donne vittime di sottomissione chimica trovare accesso agli esami, non si sa dove andare, a chi rivolgersi, tutto è molto costoso. Se si vuole sporgere denuncia, si deve affrontare un lungo percorso a ostacoli, un cammino di sofferenza, come abbiamo sperimentato noi stesse".

A suo avviso sussiste anche un problema sul fronte dei tribunali. "Quello che è certo è che le sentenze in Francia non sono generalmente molto severe. La maggior parte degli imputati se l'è cavata con pene inferiori ai dieci anni di carcere. Per me queste pene non sono esemplari, considerando quello che ha passato mia madre. E la maggior parte degli imputati verrà probabilmente rilasciata in anticipo. Questo è il sistema giudiziario francese", conclude.

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