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CILEInveste una delle teste di pietra dell'Isola di Pasqua, indignata la comunità indigena: «Danni incalcolabili»

06.03.20 - 06:00
L'uomo è finito in manette su di una Rapa Nui sovrappopolata e allo stremo per l'afflusso turistico
Facebook/Deposit
Investe una delle teste di pietra dell'Isola di Pasqua, indignata la comunità indigena: «Danni incalcolabili»
L'uomo è finito in manette su di una Rapa Nui sovrappopolata e allo stremo per l'afflusso turistico
Il sindaco: «Servono norme e divieti alla trafficabilità ma nessuno li vuole»

HANGA ROA - È uscito di strada con il suo pick-up e ha evitato di finire nel mare per un soffio, a fermare la sua folle corsa verso la scogliera... un moai, una delle numerose teste di pietra che adornano l'Isola di Pasqua (o Rapa Nui). 

L'uomo, un cittadino cileno, è finito immediatamente in manette: l'accusa è di "danni a un patrimonio nazionale".

Le autorità indigene - scrive El Mercurio de Valparaíso - parlano di «danni incalcolabili» e sono furenti: «Una cosa del genere non è solamente agghiacciante, è anche un'offesa nei confronti di una cultura che da anni sta lottando per riottenere il proprio patrimonio archeologico», ha dichiarato Camilo Rapu, il capo della comunità Ma'u Henua.

Lo scontro, avvenuto domenica, è il sintomo di un problema più ampio: il recente incremento della popolazione sull'isola (che è passata a 12'000 abitanti, dagli 8'000 censiti nel 2012) e che ogni mese vede arrivare più di 10'000 turisti: «Nessuno ci ascolta», rincara la dose il sindaco Pedro Edmunds Paoa, «e questi sono i risultati».

Se, da una parte, il conducente è solo relativamente colpevole (la sbandata è causa di un guasto dei freni) il vero problema è quello che, sull'isola, non vi è nessuna norma stradale: si va fondamentalmente dove si vuole, soprattutto nelle campagne. Anche in zone, come quella col moai distrutto, di evidente importanza archeologica. 

«Tutti sono contrari a introdurre delle limitazioni stradali riguardo al traffico sull'isola anche se noi, in passato, lo avevamo proposto», continua Edmunds Paoa, «sapevamo che fra turisti e nuovi isolani sarebbe andata a finire così».

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