Gli investigatori iniziano a pensare che «ad agire sia un solitario, qualcuno che ha in mente una sua strategia».
ROMA - Tra gli investigatori italiani che stanno cercando di capire da dove arrivino gli undici plichi esplosivi spediti in queste settimane nel Lazio si fa largo un inquietante sospetto: che sia tutta opera di un folle solitario, che neanche l'emergenza coronavirus è riuscita a bloccare.
Un emulo di Unabomber, il terrorista statunitense (all'anagrafe Theodore Kaczynski) che sparse il terrore dal 1978 al 1995 prima di essere catturato e la cui storia è narrata da una docu-serie ("Unabomber: In His Own Words") che Netflix ha messo a disposizione solo lo scorso 22 febbraio.
«Tanta ossessiva precisione a fronte di un così basso potenziale offensivo fa pensare a un’unica mano. Il che lascia aperte due ipotesi: la prima è che si tratti un gruppo che si avvale di un solo artificiere, la seconda è che ad agire sia un solitario, qualcuno che ha in mente una sua strategia, tutta ancora da capire. Magari sta solo facendo delle prove…». In questo sarebbe identico all'Unabomber originale, che "testò" le sue capacità e una serie di esplosivi fino a crearne di sempre più complessi e pericolosi.
I plichi presentano le medesime caratteristiche: mittente in alto a sinistra, destinatario in basso a destra e tre francobolli in fila. Identici gli ordigni: scatolette di compensato con una batteria per l'innesco e una quantità esigua di polvere pirica. L'analisi dei destinatari non sta portando a restringere il campo: si va dall'ex avvocato del militare nazista Erich Priebke a una professoressa universitaria, da un pasticciere a un'impiegata. Tre le persone rimaste ferite, nessuna in modo particolarmente grave.
Si batte ancora la pista anarchica, a causa dei legami di alcuni potenziali bersagli con il mondo militare o con la destra più o meno estrema, anche se come detto l'ipotesi del folle che colpisce secondo un suo piano nebuloso si fa sempre più largo.