Il 7 gennaio del 2015 i fratelli Kouachi fecero irruzione nella redazione del periodico uccidendo 12 persone
Nel corso di quei tre giorni, gli autori delle stragi provocarono 17 vittime e oltre 20 feriti. Alla sbarra ci saranno 14 persone accusate di averli sostenuti nell'organizzazione dei massacri. Il processo dovrebbe durare due mesi e mezzo.
PARIGI - Approda oggi in tribunale il duplice massacro avvenuto nella redazione di Charlie Hebdo e nel supermercato Hyper Cacher il 7 e il 9 gennaio del 2015, a Parigi, nel quale furono uccise 17 persone (14 civili e 3 agenti di polizia) per mano di tre attentatori: i fratelli Saïd e Chérif Kouachi e un loro complice, Amedy Coulibaly.
Alla sbarra saranno chiamati 14 imputati, tutti accusati di aver fornito sostegno logistico ai tre responsabili (tutti morti il 9 gennaio 2015) degli attentati. La Corte d'assise, di fronte alle telecamere che riprenderanno ogni minuto del processo (che dovrebbe durare due mesi e mezzo), ascolterà in tutto 144 testimoni.
Dalle minacce all'attentato - All'epoca dei fatti la redazione del periodico francese aveva già ricevuto numerose minacce e attacchi - si ricorda in particolare il lancio di bombe molotov contro la sede nel novembre del 2011 - per aver pubblicato caricature di Maometto. E il contesto internazionale, in termini di minaccia terroristica di natura islamista, aveva innalzato l'allerta nel Paese transalpino.
La mattina del 7 gennaio, attorno alle 11.30, i fratelli Kouachi fecero irruzione negli uffici di Charlie Hebdo dopo aver minacciato con le armi puntate una vignettista affinché inserisse il codice per sbloccare la porta d'ingresso. Una volta all'interno, i due aprirono il fuoco, mirando alla testa dei giornalisti e scaricando i propri AK-47. Nella fuga restarono uccisi anche due agenti di polizia. Le vittime furono in tutto 12.
Tre giorni di paura - La caccia all'uomo scattò immediatamente. Il giorno successivo all'attentato, Amedy Coulibaly, amico dei due fratelli e radicalizzato in carcere, aprì il fuoco sulla polizia, uccidendo un'agente e ferendone un altro. Gli inquirenti non impiegarono molto a stabilire un legame tra i due fatti. Il 9 gennaio, Coulibaly si barricò all'interno di un supermercato kosher prendendo in ostaggio 17 persone. Ne uccise quattro prima di essere ucciso a sua volta dalla polizia.
La fuga dei fratelli Kouachi fu invece più rocambolesca. I due fecero subito perdere le proprie tracce, venendo segnalati solo il mattino dopo la strage nella redazione. Si erano fermati in una stazione di servizio per rifornirsi. Braccati, abbandonarono successivamente l'auto in una zona boschiva. Il mattino del 9 gennaio rubarono quindi un'altra vettura, innescando un inseguimento con le forze dell'ordine che si concluse una ventina di minuti dopo. I due trovarono riparo in una tipografia, che fu subito circondata dalle forze di polizia. Quel pomeriggio, quasi in contemporanea con quanto stava accadendo nel supermercato kosher, le autorità decisero quindi di dare il via all'operazione.
Il tutto si concluse poco prima delle 17 di quel pomeriggio quando Saïd e Chérif Kouachi uscirono dall'edificio, sparando contro la polizia, che rispose al fuoco, uccidendo entrambi. L'attentato fu rivendicato da Ansar al-Sharia nello Yemen, la branca yemenita di Al-Qaida.