Nessuno sa chi sia. Fisicamente è sana, ma avrebbe subito un forte shock
VIGEVANO - «Era innocua, non disturbava, non chiedeva niente a nessuno. Anche per questo è rimasta per circa un mese e mezzo a dormire in sala d'attesa». Così un medico del Pronto soccorso dell'ospedale di Vigevano ricorda "Julia Roberts", il nome che la donna sui 40 anni, tuttora non identificata, aveva fornito ai sanitari quando ha fatto ingresso la prima volta al servizio d'emergenza, un giorno dello scorso mese di luglio, accompagnata dal 118.
È italiana o almeno in grado di parlare perfettamente la lingua. «Era ubriaca - continua il medico - e senza documenti. Quando si è ripresa ha rifiutato di essere visitata. Se n'è andata, ma alla sera è tornata lì a dormire, distendendosi sulle poltroncine della sala d'attesa. E così ha fatto per parecchie settimane, utilizzando i bagni per lavarsi tutte le mattine, andando in giro di giorno, forse a chiedere l'elemosina, e tornando in ospedale ogni sera».
Tentativi per capire chi sia ne sono stati fatti: «Abbiamo più volte fatto presente il suo caso - continua il medico - alle forze dell'ordine che periodicamente passano in Pronto soccorso. Hanno provato a identificarla ma nessuno c'è riuscito. E così, visto che non dava fastidio, l'hanno lasciata lì».
Finché circa un mese fa sono stati gli stessi medici a prendere l'iniziativa per cercare di risolvere una situazione di stallo: «Abbiamo interessato i servizi sociali, un'assistente è venuta a parlarle me senza ricavarne nulla. Così è stato disposto un trattamento sanitario obbligatorio: le hanno fatto alcuni esami, la Tac e un tampone. Tutto negativo: nessuna patologia, fisicamente è sanissima, anche se è evidente che a livello psicologico deve esserle successo qualcosa, uno shock da cui non si è ripresa, dimenticandosi completamente chi è». L'hanno trasferita in Psichiatria a Pavia, ma anche lì per ora il mistero della sua identità non è stato risolto.