Una maxi-operazione dell'Europol su scala europea ha portato a oltre 100 arresti
All'operazione "Retrovirus" hanno preso parte le autorità di trenta paesi. Nel complesso sono state effettuate 278mila perquisizioni.
L'AIA - Quella mascherina buttata dopo alcune ore. Quel paio di guanti monouso che, come suggerisce il nome, finiscono nella spazzatura non appena levati dalle mani. E ancora, flaconi di disinfettante vuoti e confezioni varie. Ognuno nel suo piccolo lo ha potuto vivere in prima persona: con la pandemia anche i rifiuti aumentano.
Lo stesso accade, con le ovvie proporzioni, a livello delle strutture mediche, così sollecitate in prima linea dall’emergenza. E anche la criminalità organizzata, come conferma l'Interpol, se n'è accorta, pronta a «sfruttare» la crescente domanda per lo smaltimento dei rifiuti sanitari. Questa settimana, l'Europol ha annunciato i risultati di una maxi-operazione condotta a livello continentale, che ha portato a 102 arresti e oltre 800 sanzioni.
All'operazione "Retrovirus" hanno preso parte le autorità di trenta diversi paesi, conducendo complessivamente oltre 278mila perquisizioni e ben 22 sequestri di materiale destinato allo smaltimento. Buona parte dell'attività degli inquirenti si è svolta a cavallo tra Spagna e Portogallo. Le autorità spagnole hanno perquisito 9 diversi stabilimenti, facendo scattare le manette ai polsi di 20 persone per crimini contro l'ambiente, i diritti dei lavoratori e la salute pubblica. Quelle portoghesi hanno invece passato sotto il microscopio oltre 2'000 fra società e ospedali, con 30 arresti e confische di beni per circa 790mila euro.
Il trattamento di questi rifiuti prevede che vengano sterilizzati ad alta pressione per eliminarne così i componenti tossici. Per ridurre i costi però, le organizzazioni riducono anche il tempo dei trattamenti e così gli scarti non vengono del tutto sterilizzati, ponendo un serio problema di salute pubblica.
Dalle varie indagini è inoltre emersa anche una sorta di "rete" di trasporto di rifiuti sanitari attraverso il continente europeo, con diramazioni in Repubblica Ceca, Romania, Polonia e Slovacchia, dove le singole autorità si sono ritrovate confrontate a spedizioni illegali, poi rispedite ai rispettivi paesi.