Si tratta di una rappresaglia e ha colpito una base di miliziani sostenuti dall'Iran
WASHINGTON - Una serie di attacchi aerei di chirurgica precisione ha colpito con violenza una serie di installazioni militari in Siria a ridosso del confine con l'Iran. È questa la prima operazione bellica dell'amministrazione Biden, che prende di mira miliziani finanziati dall'Iran e attivi nella regione.
Stando al Pentagono si tratta di una risposta a un recente attacco in una base alleata in Iraq, che era costata la vita a un contractor e aveva ferito un soldato americano e altri delle forze di coalizione.
In questo caso il bilancio è decisamente di altra entità. Le prime stime parlano di diversi morti «una manciata», citano le autorità Usa e importanti danni strutturali con diversi stabilimenti completamente distrutti. Stando all'Osservatorio siriano dei diritti umani (SOHR), citato dall'AFP, le vittime per ora sarebbero 17.
«Questa operazione, coordinata strategicamente con i nostri partner, manda un messaggio chiaro», ha dichiarato il portavoce del Pentagono John Kirby, «il presidente Biden agirà in maniera decisa per proteggere cittadini e soldati americani e della coalizione. Il nostro obiettivo, oggi, è quello di portare a un alleggerimento della tensione nell'area».
«Una violazione delle leggi internazionali»
Non mancano le voci critiche all'azione militare Usa, fra queste c'è anche la professoressa di diritto della Notre Dame Law School, Mary Ellen O’Connell: «Lo Statuto delle Nazioni Unite parla chiaro», ha spiegato al Guardian, «l'uso della forza militare sul territorio di uno stato sovrano straniero è legale solo in risposta a un attacco perpetrato dallo stesso. Non è questo il caso per i bombardamenti americani in Siria».