Revocato il coprifuoco in buona parte del Paese: molti sono scesi in piazza, ma per alcuni saranno giorni complicati
MADRID - «La Spagna vuole tornare a qualcosa che profuma di normalità». Scrive così il quotidiano El Pais per descrivere lo stato d'animo nel paese, dopo che la scorsa mezzanotte sono state revocate le limitazioni d'orario imposte come strumento per contrastare la pandemia di coronavirus.
Lo stato di emergenza era in vigore dallo scorso ottobre e il suo ritiro, in molte regioni spagnoli, ha portato automaticamente alla fine del coprifuoco. In molte città si è festeggiato nelle strade e nelle piazze: raduni e bevute collettive sono state segnalate da Madrid a Barcellona, da Murcia a Salamanca.
Il ritorno alla normalità significa il poter festeggiare fino a tardi, per i giovani. «Sapere che puoi tornare a casa senza guardare l'orologio è un sollievo» hanno dichiarato due studentesse di Siviglia a El Pais. Per altri, invece, è la possibilità di muoversi all'interno del paese, permettendo a famigliari di potersi rivedere dopo mesi di lontananza. La fine dello stato di emergenza è stata accolta con giubilo anche nelle regioni dove il coprifuoco è stato mantenuto fino a mezzanotte. A Valencia, e non solo, il settore turistico è pronto ad accogliere i turisti.
La polizia chiamata in azione
La polizia è stata chiamata in causa ripetutamente nel corso della notte: 16 arresti a Palma di Maiorca, con quattro agenti feriti in seguito a una protesta non autorizzata contro il coprifuoco. 6500 persone sono state disperse a Barcellona, mentre a Madrid gli interventi sono stati 450. «La libertà non consiste nell'infrangere le regole», ha José Luis Martínez-Almeida, il sindaco della capitale. «Quelle che abbiamo visto», con riferimento agli assembramenti e al mancato rispetto delle regole anti-contagio «sono scene deprecabili».
Come si reagisce al ritorno alla normalità
Secondo Josep Lobera, professore di sociologia presso l'Università Autonoma di Madrid, ci sono quattro modi di reagire a questo iniziale ritorno alla normalità. «Quelli che appariranno nei notiziari» sono coloro che «vogliono recuperare il tempo perduto», affollando spiagge e ristoranti. Ci sono poi gli ottimisti, ma non così ansiosi di scendere in piazza, per i quali «la comodità di credere che tutto sia finito abbassa la percezione del rischio e, quindi, le misure di prevenzione». Vengono poi i prudenti che, in linea con il pensiero degli epidemiologi, pensano che il virus non sia ancora sconfitto. In questa categoria, secondo Lobera, vanno inseriti anche coloro che hanno apprezzato alcuni cambiamenti nello stile di vita di questi mesi, come ad esempio il telelavoro.
Infine la quarta categoria, formata da chi in queste ore non prova sollievo, ma ansia. «Nella reclusione e nello stato di allarme avevamo tutti più o meno le stesse regole, ora ci saranno persone che vedranno che la loro vita non torna alla normalità, che hanno perso i parenti, il lavoro, che hanno preso le distanze dagli amici o hanno avuto una crisi di salute mentale a seguito della pandemia». Persone che «hanno visto trasformarsi qualche aspetto centrale della loro vita» e che dovranno prendere le misure con il ritorno alla normalità.