Activision Blizzard trema, perde pezzi (e un presidente) in seguito alle accuse di abusi sistematici alle dipendenti
IRVINE - Un tempo era stata una vera e propria mecca dei videogiochi, sfornando capolavori epocali come “Starcraft”, “Diablo” e “World of Warcraft”, oggi Blizzard Entertainment perde pezzi, scossa da una maxi-causa per molestie sessuali.
A portare avanti la querela, presentata a fine luglio dopo un'indagine durata quasi due anni, sono state le stesse autorità californiane che hanno raccolto le testimonianze di abusi quotidiani di diverse ex-dipendenti. E non solo di Blizzard ma anche della compagnia associata Activision, quella della serie “Call of Duty”, per intenderci.
Sotto la lente il comportamento della dirigenza, facile agli approcci tanto alle dipendenti quanto alle fan incontrate alle fiere del settore così come eventi aziendali goliardici di gusto decisamente dubbio e spesso e volentieri ben oltre il limite dell'accettabile.
Interessati dalle accuse soprattutto uno gruppo ristretto di responsabili che lavoravano al videogame-fenomeno da miliardi di dollari “World of Warcraft”, alcuni dei quali amici videogiocatori di lungo corso conosciutisi online.
La risposta alle accuse e al procedimento da parte dei vertici dell'azienda è stata tutto fuorché perfetta, inizialmente negando e parlando di «distorsione della verità» per poi ritrattare, in parte, con delle scuse non molto convincenti.
In segno di appoggio alle vittime - secondo alcune fonti interne, non solo donne - è stato anche organizzata una manifestazione (un walk-out, ovvero uno sciopero simbolico) e anche una risposta formale, via lettera firmata da 2'000 dipendenti. Diversi outlet e streamer online, in segno di protesta hanno deciso di non trattare più i giochi di Blizzard e Activision.
Oltre alle costanti proposte (più o meno esplicite) alle dipendenti femmine da parte dei manager che potevano anche sfociare in abbracci non richiesti, o addirittura palpate, queste erano discriminate lavorativamente e scarsamente considerate. Stando a quanto riportato da Bloomberg, una di loro si sarebbe tolta la vita a causa delle molestie.
Sebbene alcuni approcci avvenissero in azienda, la maggior parte avvenivano durante feste e party aziendali o le già sopracitate fiere. Qui le vittime predilette erano fan, cosplayer e aspiranti candidate a entrare nel magico mondo di Blizzard. Per loro era stata allestita una suite, zeppa di alcolici e con uno spazioso lettone.
Proprio di oggi la notizia che J. Allen Brack, presidente di Blizzard Entertainment, ha deciso di abbandonare la sua posizione ai vertici dell'azienda e sostituito da «un team di leadership» composto da una donna (Jen Oneal) e da un uomo, Mike Ybarra. Brack, è importante sottolinearlo, è una delle pochissime persone il cui nome viene fatto esplicitamente all'interno della causa.