Che ormai è in lockdown (già prolungato fino a settimana prossima) e alle prese con un focolaio nazionale
AUCKLAND - Un caso, poi sei e infine focolaio diffuso a livello nazionale.
Così la Nuova Zelanda si è chiusa a riccio decretando un lockdown totale per arginare i contagi. Una risposta perentoria e immediata in un Paese, che come la vicina Australia, impiega la strategia del “contagio 0”. Con la variante Delta, però, l'approccio scelto per “ammazzare” la diffusione del virus potrebbe risultare obsoleto.
Da una parte perché potrebbe semplicemente non funzionare più, vista la rapidità di diffusione (circa 24 ore nella nuova mutazione) fra le persone non immunizzate, dall'altro perché una chiusura totale ogni volta che si verifica un caso per molti inizia a sembrare abbastanza eccessivo. Davvero non si può pensare a misure meno severe?
«L'arrivo della variante Delta ha sollevato molti dubbi per i nostri piani a lungo termine», ha confermato il ministro alla risposta al Covid Chris Hipkins durante una conferenza stampa, «è una cosa completamente diversa a quello che abbiamo fronteggiato fino a ora in questa pandemia, riesce a far si che le misure che usiamo adesso sembrino meno adeguate ed efficaci. In un modo o nell'altro, in futuro, dovremo iniziare a essere più aperti».
Al momento si parla di almeno 107 casi, 35'000 tamponi e 300 luoghi pubblici a rischio contagio (comprese scuole, università, ospedali, chiese, bar, ristoranti, aeroporti e un casinò). L'effetto del nuovo focolaio, originato in Australia, ha portato a un importante incremento all'adesione vaccinale con 52'000 dosi solo questo sabato. In generale, però, il tasso di vaccinati nel Paese è decisamente basso (attorno al 20%).
Questo spiega l'estrema cautela della Nuova Zelanda che, prima di pensare a possibili alleggerimenti, vorrebbe alzare in maniera sensibile il tasso degli immunizzati. Per questo motivo, il lockdown attuale è stato prolungato «almeno fino alla fine della settimana», ha spiegato la premier Jacinda Ardern.
Modello del Paese sono le altre nazioni e città dell'area Asia-Pacifico che hanno implementato con successo questo tipo di linea durissima: Hong Kong, Taiwan e anche diverse città della Cina Continentale.