Sotto esame la personalità dell'imputato del processo per gli attentati del 13 novembre
PARIGI - «Ero un tipo gentile, calmo, servizievole»: intervenendo oggi al maxi-processo parigino sugli attentati del 13 novembre, il principale accusato, Salah Abdeslam, si è presentato come una persona semplice, dal percorso abbastanza banale, «impregnato dai valori occidentali»; prima della sua radicalizzazione e gli attentati che hanno causato 130 morti. La corte d'assise speciale esamina questa settimana le personalità dei 14 imputati presenti.
Abdeslam, 32 anni, unico superstite dei commando terroristici è stato il primo di essi. Un esercizio delicato. Si tratta infatti di parlare della sua vita senza «sforare sul fondo» del dossier, questione che verrà evocata l'anno prossimo, nel 2022. Barba folta, testa rasata, gilet grigio e camicia beige, Abdeslam descrive in modo succinto un'infanzia «molto semplice» e felice, figlio d'immigrati marocchini a Molenbeek, nell'agglomerato urbano di Bruxelles.
Padre conducente di tram, madre casalinga, il quarto di cinque fratelli, dice di aver «fatto la scuola pubblica in Belgio, ero impregnato dai valori occidentali, vivevo come mi avete insegnato a vivere in Occidente». Dall'inizio del processo, colui che si è presentato come un «combattente dello Stato islamico» ha preso la parola diverse volte per giustificare gli attacchi o criticare le sue condizioni di detenzione.