Per le autorità locali è colpa della situazione meteorologica e per Greenpeace sono i combustibili fossili
PECHINO - Mini lockdown a Pechino. Lo smog ha raggiunto livelli pericolosi. Da oggi e per i prossimi tre giorni, nella capitale e in tre altre città saranno vietate l'attività fisica all'aperto e alcuni tratti autostradali rimarranno chiusi. Le autorità locali attribuiscono il picco d'inquinamento alle condizioni meteorologiche, ma c'è anche un fattore umano.
Quando in Cina si consulta il bollettino meteo, oltre a temperature, vento, sole e pioggia, c'è la sezione inquinamento che viene costantemente aggiornata. Oggi il Real-time Air Quality Index di Pechino ha mostrato numeri ben sopra il livello di sicurezza stabilito dall'Organizzazione mondiale per la sanità, ma già da ieri il governo aveva posto la capitale, Shanghai, Tianjin e Harbin in allerta gialla. I Pm 2.5 hanno superato in gran parte del territorio quota 200 e in alcune zone anche 300.
Il risultato è che le città sono avvolte da una cappa grigia e la Commissione per l'educazione cinese ha posto il divieto alle scuole di fare attività fisica all'aperto e chiuso i parchi giochi. La popolazione è stata invitata a uscire di casa solo per necessità urgenti. Inoltre anche alcuni tratti di autostrada sono rimasti chiusi e lo rimarranno forse ancora per un paio di giorni. Al momento, riferiscono i media locali, ci sono punti in cui la visibilità è limitata a 200 metri. La situazione rimarrà tale fino a domenica, giorno in cui è previsto un calo di Pm 2.5, grazie anche all'arrivo della neve.
Se per le autorità di Pechino questo forte smog è «una combinazione di condizioni meteorologiche sfavorevoli con una diffusione dell'inquinamento della regione». Al contrario Greenpeace Asia ha etichettato come responsabili i combustibili fossili. Infatti il 60% dell'energia usata dalla Cina ha come fonte la combustione del carbone.