Mercoledì sera 27 persone hanno perso la vita cercando di attraversare la Manica per trovare rifugio nel Regno Unito
CALAIS - Britannici e francesi si bacchettano, tentano di trovare il colpevole della morte di tre bambini, sette donne e 17 uomini che cercavano di attraversare la Manica. Ma come sottolinea Amnesty International, rivolgendosi al Regno Unito, «le morti aumentano perché il governo non fornisce vie sicure e legali per arrivare sul territorio».
Nell'ultimo anno le persone che hanno affrontato la traversata sono state 27'500, di cui 200 solo mercoledì. Ma nel Canale non c'era mai stato un bilancio così nero. Se da un lato il ministro francese degli Affari interni Gérald Darmanin punta sul fatto che il gruppo si stava dirigendo verso le coste britanniche, dall'altro la sua omologa Priti Patel ricorda che nel momento del naufragio era più vicino alla Francia.
Puntando il dito soprattutto contro il Regno Unito Steve Valdez-Symonds, direttore dei diritti dei rifugiati e dei migranti di Amnesty International UK ha dichiarato che «l'incapacità di fare la sua parte nel fornire protezione alle persone che fuggono da conflitti e persecuzioni è ancora più angosciante in un momento in cui il Ministero degli Interni sta cercando di far passare la sua draconiana legge sulla nazionalità e sui confini. Questa nuova politica aggraverà ulteriormente il sistema di asilo e continuerà a punire ed escludere le persone in cerca di sicurezza». Aggiungendo inoltre che «se il governo è veramente interessato a contrastare queste bande e i loro abusi nei confronti delle persone, deve creare percorsi di asilo sicuri, in modo che le persone non debbano più dipendere dai trafficanti».
Sulla stessa onda di Amnesty, il leader del partito laburista Keir Starmer ha dichiarato alla Bbc che «la ministra degli Interni gioca a fare i titoli dei giornali con grandi dichiarazioni su ciò che farà, respingendo le barche e tutto il resto, ma in realtà non sta facendo nulla». Starmer ha poi affermato che è necessario che il governo britannico lavori con la Francia per ridurre il potere dei trafficanti.
Anche la Lega dei diritti umani, riporta FranceInfo, dà la colpa alle istituzioni: «Non serve a niente incriminare i traghettatori o prendersela con le associazioni. I veri responsabili sono quelli che si rifiutano di aiutare queste persone che fuggono dai loro paesi cercando rifugio in Europa».
Per ora il bilancio di mercoledì sera è fermo a 27, ma potrebbe ancora salire perché una persona risulta dispersa. I due sopravvissuti, un somalo e un iracheno, verranno sentiti dalla polizia. È saltato fuori che l'imbarcazione su cui erano i naufragati fosse stata acquistata e targata in Germania. Intanto cinque persone sono state arrestate.
Il governo britannico, a quanto pare, non ha nessuna intenzione di abbassare i toni dello scontro: Boris Johnson ha chiesto esplicitamente a Parigi di riprendersi tutti i migranti che hanno attraversato il canale. «Propongo di mettere in atto un accordo bilaterale di riammissione per consentire il rimpatrio di tutti i migranti illegali che attraversano la Manica». La risposta francese non si è fatta attendere: il ministro dell'Interno Gérald Darmanin non incontrerà domenica a Calais il suo omologo britannico Priti Patel. Considera «una delusione» la lettera inviata da Johnson a Macron e «ancora peggio» la decisione di diffonderla ai media.