L'ottantenne inglese è rimasto asintomatico per tutto il tempo, e non ha contagiato altre persone
LONDRA - Un cittadino inglese ottantenne è il primo europeo a contrarre l'influenza aviaria H5N1. L'infezione si è verificata a fine dicembre, ma il caso è stato riportato solo ieri su Eurosurveillance, rivista dell'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC).
«Il 22 dicembre 2021 è stato confermato dal veterinario capo del Regno Unito un focolaio di influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità in uno stormo di circa 125 anatre in un ambiente domestico nel sud-ovest dell'Inghilterra», si legge nel rapporto.
Alla conferma dell'infezione, il proprietario degli animali, un ottantenne che non manifestava alcun sintomo di infezione ma che era stato fortemente esposto al rischio contagio, è stato sottoposto a un tampone per la ricerca del virus dell'influenza aviaria e messo in terapia preventiva con un antivirale. I risultati, giunti lo scorso 5 gennaio, hanno confermato la positività all'influenza A/H5N1. L'anziano è stato asintomatico per tutta la durata dell'infezione e non ha trasmesso il virus a nessuno degli 11 contatti monitorati dalle autorità sanitarie inglesi.
Per i ricercatori, questo caso per il momento non desta particolari allarmi. «Le indagini virologiche hanno indicato una bassa infettività e l'individuo ha riferito contatti molto limitati con altre persone», scrivono. Anche «le circostanze relative all'esposizione agli uccelli erano insolite, con uno stretto contatto con un gran numero di uccelli infetti e un ambiente domestico chiuso contaminato dal virus». Le indagini sul virus hanno mostrato poi che non era stato soggetto a mutazioni che ne accentuassero la capacità di trasmettersi nell'uomo. Per il momento, concludono i ricercatori, «il rischio per il pubblico in generale del virus dell'influenza aviaria rimane molto basso».
L'influenza aviaria A/H5N1 colpisce raramente l'uomo ma ha una letalità superiore al 50%: dal 2003 a oggi, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono stati registrati 863 casi di infezione umane in 18 Paesi. Di questi 455 sono deceduti.