Il meeting fra Macron e Putin, positivo ma non troppo. Mentre Biden, che ha visto Scholz, continua con la linea dura
MOSCA - Parigi, Berlino, Kiev, Varsavia, Mosca, Washington D.C. Un vero e proprio valzer diplomatico quello orchestrato nelle ultime ore da ministri degli esteri e presidenti che si sono incontrati in una serie di meeting diplomatici riguardanti l’Ucraina senza – in realtà – portare a casa una decisiva svolta in quella che resta una polveriera.
Punto clou della giornata di lunedì è stato senz’altro il viaggio di Emmanuel Macron al Cremlino. Una missione ambiziosa, per quello che vuole porsi come il nuovo uomo-immagine dell’Ue post Merkel, con l’obiettivo di «smorzare l’escalation» e trovare «un fronte d’intesa» per risolvere l’impasse Ucraina.
«La questione della sicurezza dell’Europa e del Mondo preoccupa anche noi», ha confermato Putin che però ha continuato con il muso duro nei confronti della Nato, «sono loro che si stanno avvicinando ai nostri confini, non viceversa... La Russia vuole la guerra? No, e voi la volete?».
Summit è stato anche quello alla Casa Bianca fra il neocancelliere Scholz e Joe Biden, nel suo primo viaggio negli States. Un meeting forse poco sostanzioso ma fondamentale per rinsaldare un’alleanza che nell’era Trump aveva traballato. Anche qui, a dimostrarsi il più bellicoso è stato il padrone di casa: «Se la Russia invade, risponderemo con forza e durezza».
Tornando sul campo, in Ucraina le cose appaiono decisamente nebulose. Da una parte, riporta la Cnn, i satelliti mostrano un chiaro spostamento dei mezzi corazzati e balistici verso la frontiera ucraina (da 200 km a circa 12).
Dall’altra, stando invece a fonti del governo lettone, moltissimi soldati di stanza russi si troverebbero in condizioni precarie (fra Covid, freddo e provviste) e quindi una soluzione di qualche tipo non potrebbe che essere imminente.