Ha infranto la legge sull'aborto polacca per aver inviato delle pillole a una paziente. Ora rischia tre anni di carcere
VARSAVIA - «È stato un atto umano». Sta per avere inizio il primo processo della storia polacca contro una donna accusata di aver violato la legge sull'aborto. Rischia fino a tre anni per inviato delle pillole abortive a una paziente incinta che subiva violenza da parte del marito
In Polonia è stata introdotta nel gennaio del 2021 una legge che pone diverse restrizioni in ambito medico sull'aborto. In particolare vieta ai dottori di praticarlo sulle pazienti o di aiutarle, fornendo pillole come il mifepristone, a meno che la vita della persona incinta non sia in pericolo a causa del feto o che il concepimento sia la conseguenza di un atto criminale, lo stupro.
Tuttavia non è vietato alle donne di sottoporsi alla pratica. Queste vengono quindi indirizzate da organizzazioni come l'Abortion Dream Team (Adt) verso altre nazioni nelle quali è possibile dal lato medico effettuare l'aborto o fornire i medicamenti necessari se la gestazione rientra ancora nel primo trimestre.
Justyna Wydrzyńska è stata contattata nel 2020 da una donna incinta di 12 settimane che chiedeva aiuto per abortire. La storia personale della paziente, che subiva violenza domestica da parte del marito, ha toccato l'attivista a tal punto da farle violare la legge. Come riporta il Guardian, Wydrzyńska ha raccontato che lei stessa si era ritrovata in passato in una situazione simile. «So cosa significa. Aiutarla è stato un atto umano».
«Aveva già tentato di recarsi in Germania per abortire, ma il marito glielo aveva impedito. In quel periodo stava anche incominciando la pandemia da Covid e il servizio postale polacco aveva annunciato che le spedizioni internazionali potevano subire ritardi o essere sospese. Non c'era tempo». Perciò Wydrzyńska le ha inviato delle pillole. Ma il pacco è stato subito intercettato dalla polizia che lo ha confiscato. La paziente, a causa dello stress subito dalle indagini, ha finito per avere un aborto spontaneo.
Un anno dopo gli agenti hanno arrestato Wydrzyńska con l'accusa di aver violato la legge sull'aborto cercando di aiutare una donna a riuscire nella pratica. Il suo processo inizierà la prossima settimana. Amnesty International Uk ha lanciato una petizione perché «le autorità polacche ritirino tutte le accuse contro Justyna, si astengano da ulteriori rappresaglie contro di lei o altri attivisti che si battono per i diritti sessuali e riproduttivi». La petizione vuole inoltre che l'aborto in Polonia non sia più illegale.