Le intercettazioni dell'intelligence tedesca fanno luce sul modus operandi utilizzato dai militari russi a Bucha.
La strage nella cittadina a nord di Kiev non appare né un caso né l'iniziativa di un singolo soldato. E il timore sollevato dal Bnd è che lo stesso "metodo" sia stato utilizzato anche in altre città.
BUCHA - Voci, parole e intenzioni dietro agli orrori di Bucha. I corpi senza vita abbandonati a lato delle strade. Le fosse comuni. Le stanze di tortura. A Mosca sono stati lapidari nel definirla una «mostruosa messinscena», attribuita a Kiev in correo con i media dei Paesi occidentali. Le intercettazioni raccolte dal Bundesnachrichtendienst (Bnd), il servizio segreto federale tedesco, svelano però che se c'è qualcuno che ha seguito un copione, questi sembrano essere proprio i soldati del Cremlino.
Prima interrogali, poi spara. Non è una sintesi brutale del modus operandi ma una delle frasi emerse dal traffico radiofonico delle truppe russe e arrivate alle orecchie degli 007 tedeschi. Quelle frasi, nel frattempo consegnate al Bundestag, sono state pubblicate dal settimanale Der Spiegel, dove si legge che i soldati «parlavano delle atrocità» commesse nella cittadina ucraina «così come della loro vita quotidiana». I racconti dei militari del Cremlino si specchiano nelle strazianti immagini che hanno ormai fatto il giro del mondo. Le incorniciano. Le descrivono. Come quando dicono: «Abbiamo sparato a un uomo in bici». Non un massacro per caso. Non l'iniziativa di singoli soldati. Nemmeno una situazione sfuggita di mano a qualcuno. E soprattutto non un «set cinematografico», come invece lo ha descritto su Twitter l'ambasciata russa in Francia.
A emergere da quelle intercettazioni è piuttosto una strategia ragionata, applicata in modo sistematico e mirata a instillare la paura nella popolazione. Un metodo a cui corrisponde un fine logicamente deducibile: la paura. Quella da instillare nella popolazione per fiaccare, sbriciolare e dissolvere lo spirito di quella resistenza che ha frenato sin dal primo giorno l'avanza russa in Ucraina. Al massacro di Bucha, si legge sullo Spiegel, avrebbero preso parte anche membri del gruppo paramilitare Wagner, già firmatari di simili brutalità in Siria.
Interroga. Spara. La sistematicità che ha guidato le barbarie commesse a Bucha, poi riemerse con il ritiro della "marea" russa dall'oblast di Kiev, è inquietante. Lo è per ciò che è stato. Ma lo è pure per ciò che ancora potrebbe essere. Il timore che quel metodo così consolidato - inserito naturalmente nei racconti dei soldati, come fosse parte della normale quotidianità - possa essere stato applicato anche in altre città dell'Ucraina assediate (tuttora) dalle truppe di Mosca. Regolari e non.