Si è spento stamattina il primo cittadino italiano ad aver ottenuto l'accesso al suicidio medicalmente assistito
SENIGALLIA - «Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita». Così inizia la lettera di addio di Federico Carboni, primo cittadino italiano a morire grazie al suicidio medicalmente assistito. Affetto da grave disabilità, si è battuto per i suoi diritti per due anni e alla fine l'ha spuntata. Si è spento oggi, all'età di 44 anni.
Alle 11:05 di questa mattina, Federico Carboni si è auto somministrato un farmaco letale. Anche se con grande difficoltà data dalla sua disabilità, è riuscito ad azionare l'apposito macchinario e a, quindi, chiudere gli occhi per sempre. È il primo cittadino italiano ad aver chiesto e ottenuto l'accesso al suicidio medicalmente assistito che, a differenza dell'eutanasia, va messo in atto di mano propria.
Aveva fatto richiesta nel 2020, quando aveva preferito far valere i suoi diritti in Italia anziché avvalersi dell'eutanasia in Svizzera. Come scrive l'Associazione Luca Coscioni, che ha affiancato Carboni durante il lungo percorso giudiziario, «il via libera definitivo per l’accesso al suicidio assistito era arrivato il 9 febbraio scorso, con il parere sul farmaco e sulle modalità "di esecuzione"». Quindi era stata aperta una raccolta fondi per l'acquisto di tutto il necessario, una spesa totalmente a carico del paziente, pari a 5'000 euro.
Nelle sue ultime parole, Carboni non nega di essere dispiaciuto di lasciare la vita. «Sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico. Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano».
«Con l’Associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio».