Il primo ministro ribadisce che il viaggio di Francesco è solo il primo passo verso la riconciliazione
OTTAWA - Il governo canadese non ha usato giri di parole: le scuse di Papa Francesco verso i popoli indigeni, per gli abusi nelle scuole residenziali gestite dalla Chiesa, non sono sufficienti. Le dichiarazioni sono arrivate quando il viaggio del Pontefice è giunto alla seconda tappa, a Quebec City. Nella città canadese il Papa ha incontrato, durante la giornata di ieri, il primo ministro Justin Trudeau e la governatrice Mary Simon.
Il tentativo del Vaticano di fare chiarezza su un passato tanto controverso quanto ambiguo, ha sollevato parecchie critiche. Le perplessità del governo canadese si sono unite all’indignazione di alcune vittime, che non hanno apprezzato il silenzio sugli abusi sessuali subiti dai bambini indigeni nelle scuole. Il mea culpa del Papa non ha raccolto quindi i consensi sperati. Alcune lacune nelle scuse presentate da Francesco non sono piaciute e sono state rimarcate da molte vittime.
Un «pellegrinaggio penitenziale» - L’obiettivo dichiarato del capo della Chiesa, all'inizio del viaggio, era di compiere «un pellegrinaggio penitenziale» per assumersi le responsabilità delle atrocità commesse ai danni della popolazione indigena. I popoli nativi hanno da tempo chiesto a Papa Francesco di assumersi la responsabilità non solo degli abusi commessi da singoli sacerdoti, ma anche per il sostegno della Chiesa cattolica alla politica di assimilazione delle istituzioni locali.
Più di 150'000 bambini nativi in Canada sono stati portati via dalle loro case dal 19° secolo fino agli anni '70 e collocati nelle scuole cattoliche nel tentativo di isolarli dall'influenza delle loro famiglie e della loro cultura.
Solo il primo passo - Il primo ministro Justin Trudeau, di religione cattolica e il cui padre, Pierre Trudeau, era primo ministro mentre erano in funzione le ultime scuole residenziali, ha insistito sul fatto che la Chiesa deve fare più per estirpare la sua colpa. «La visita di Papa Francesco ha un grande impatto» ha dichiarato il primo ministro, aggiungendo però che è solo il primo passo.
Lo stesso Papa Francesco ha riconosciuto che le ferite non possono essere rimarginate dopo un solo viaggio. Il processo richiederà molto tempo. Il Papa ha ribadito la volontà della Chiesa di «andare avanti in un viaggio fraterno e paziente con tutti i canadesi, in conformità con la verità e la giustizia, lavorando per la guarigione e la riconciliazione e costantemente ispirato dalla speranza».