Diverse città cinesi hanno introdotto una nuova direttiva: pescatori e pescato devono essere testati con PCR
PECHINO - Nella politica zero Covid anche i pesci devono fare la loro parte. Così diverse città cinesi hanno introdotto una nuova direttiva che prende anche in considerazione il pescato fresco di giornata.
A partire dalla fine di luglio numerosi pescatori sono tenuti a eseguire un test PCR al loro rientro sulla terra ferma. Il motivo, stando al distretto di Xiamen Jimei, è che molti di loro sono sospettati di lavorare anche su pescherecci illegali o di avere contatti con navi provenienti da altre nazioni e di contrarre quindi così il virus. Perciò, arrivati all'ormeggio, prima di scendere dalla barca, si sottopongono a un test. Poi devono prelevare dai frigoriferi il pesce ed eseguire su alcuni campioni un PCR.
La paura della Cina che il Covid-19 possa provenire dal mare risale già al 2020, quando Pechino aveva bloccato le importazioni da Brasile, Indonesia ed Ecuador dopo aver rilevato su pesci e gamberetti tracce del virus.
Sul social cinese Weibo una testata giornalistica ha postato un video che ritrae l'esecuzione del test di rilevamento del Covid su un peschereccio. Il post è stato ricondiviso 8mila volte e ha ricevuto 90mila like. E la sezione commenti si è infiammata. Alcuni utenti sostengono, ironicamente, che il virus non intacchi i polmoni, «ma il cervello». Altri sollevano questioni più biologiche, come il fatto che i pesci non hanno propriamente dei polmoni. Alcuni suggeriscono inoltre che, forse, sarebbe il caso di eseguire i test anche sulle zanzare. Non sono mancati inoltre i commenti che hanno sollevato dubbi sull'attendibilità scientifica di quanto eseguito sui pesci.