I giudici sperano di poter alleviare il dolore di sopravvissuti e parenti delle vittime con questo enorme procedimento
BRUXELLES - Tre bombe, 32 morti e 340 feriti. A sei anni dagli Attentati di Bruxelles, si apre il processo per i due attacchi terroristici coordinati che misero in allarme tutta l'Unione europea.
La mattina del 23 marzo del 2016 tre uomini scendono da un taxi ed entrano nell'aeroporto Bruxelles-National. Passa qualche minuto e alle 7:58, si sente una prima detonazione. Nove secondi dopo, un'altra. Due kamikaze si fanno esplodere spezzando la vita di 16 altre persone, un altro fugge, l'ordigno inesploso.
Appena un'ora dopo, alle 9:11, nel secondo vagone di una metropolitana ferma nella stazione di Maelbeek sale Khalid el-Bakraoui che, nel giro di pochi secondi, aziona la bomba che porta indosso, portando con sé altre 16 vite.
Quello stesso pomeriggio l'organizzazione terroristica dello Stato Islamico rivendica gli attentati. La cellula che aveva agito al mattino, faceva parte della stessa che appena cinque mesi prima aveva fatto irruzione nella sala di concerti del Bataclan di Parigi, dove vennero uccisi 130 civili e ferite 368 persone.
Con l'apertura del processo, i giudici sperano perlopiù di alleviare il dolore causato dagli attentati e aiutare i sopravvissuti e i pareti delle vittime a guarire. Davanti alla corte dovrebbero comparire nove persone, compreso Abdeslam, condannato a Parigi, che in questa prima udienza sarà però assente, in quanto si rifiuta di partecipare al procedimento.
In termini di numeri, è il procedimento penale più grande mai avvenuto in Europa, con 960 parti civili. C'è chi ha anche deciso di rifiutarsi di partecipare, come il comandante di polizia Christian De Coninck che ha dichiarato all'Agenzia di stampa francese: «Non valgono il mio tempo. Non voglio sentirli lamentarsi della loro infanzia infelice, dell'influenza dell'Imam e del dovere di combattere per il califfato».