Con l'annuncio della mobilitazione sono andati esauriti i voli in partenza dalla Russia. Ma la "fuga" non è semplice
MOSCA - Putin chiama, i russi scappano. La sintesi - indubbiamente provocatoria - è un po' estrema ma traccia una cornice attorno a quanto sta accadendo in queste ore tra i confini della Madre Russia. Anzi, diciamo pure a quanto ha iniziato ad accadere già ieri, quando le avvisaglie del discorso alla nazione - poi rinviato a questa mattina - da parte di Vladimir Putin hanno iniziato a reclamare i lanci delle agenzie stampa di tutto il mondo.
Poi, questa mattina, la "bomba": mobilitazione parziale. E, subito dopo, è iniziata la corsa al biglietto aereo per lasciare la Federazione Russa. La testata indipendente russa Meduza, su Telegram, ha parlato di «tutto esaurito» sulle rotte che da Mosca portano dirette verso la capitale armena, Erevan, e quella turca, Ankara. Una fuga che non sorprende più di tanto, per effetto domino delle tempistiche, considerando che solo ieri la Duma ha approvato un disegno di legge che pone paletti molto rigidi attorno a chi intende opporsi al reclutamento nei periodi di legge marziale o, come nel caso attuale, di mobilitazione. Paletti che possono mutare in sbarre; poi chiuse per un periodo che può arrivare fino a 15 anni.
È un quadro che nell'insieme può spaventare chi potrebbe all'improvviso ritrovarsi catapultato al fronte. E i sondaggi in tal senso sembrano raccontare una storia che è difficile fraintendere. Consensi elevati per l'operazione speciale. Elevatissimi per Putin. Ma quando si tratta d'indossare gli stivali e imbracciare il proprio AK-74... Bè, i punti percentuali si contano sulle dita di una mano.
Le "porte chiuse" dell'Ue...
Ma torniamo alla fuga; che è la seconda che in queste settimane vede protagonista la Federazione Russa, dopo la ritirata repentina delle sue truppe, determinata dallo slancio della controffensiva ucraina. Ed è altresì una fuga "azzoppata"; perché le opzioni sul tavolo, o forse sarebbe meglio dire al terminal, per i russi - giovani e non - che ora vogliono lasciare il paese riservano qualche complicazione in più. Si pensi alla stretta dell'Unione Europea - a cui anche la Svizzera si è allineata venerdì - che dalla scorsa settimana ha messo in ghiaccio la procedura semplificata di rilascio dei visti Schengen, ora più costosi e burocraticamente più complessi (e, va da sé, lenti) da ottenere per i cittadini russi.
Ma c'è anche chi in queste ore si è spinto oltre. È il caso ad esempio della Lettonia, che ha letteralmente chiuso la porta in faccia agli eventuali riservisti in fuga. Su Twitter, il ministro degli Esteri lettone Edgars Rinkevics scrive: che «la Lettonia non offrirà rifugio ai russi in fuga dalla mobilitazione». Niente vista umanitari né di altro tipo, fanno sapere da Riga, sottolineando l'intenzione di consultarsi «con gli alleati e i partner per un'azione congiunta».
... e i biglietti aerei a tre zeri
E, non da ultimo, la partenza da Mosca passa anche attraverso il portafoglio. Perché le parole di Putin hanno innescato anche l'immediato rincaro dei biglietti aerei con partenza dalla capitale e altre località della Russia. Al punto che - riferisce l'agenzia serba Tanjug - per prendere un volo diretto verso le già citate Erevan e Ankara, ma anche facendo rotta per Baku o Tbilisi - in Azerbaigian o in Georgia - potrebbe essere necessario sborsare cifre ben superiori ai mille franchi. Ovviamente a patto di trovare ancora un posto libero.