I sindacati francesi sono infuriati dopo l'annuncio di un possibile intervento per riprendere il lavoro nelle raffinerie
PARIGI - L’Eliseo minaccia e i lavoratori si infuriano ancora di più. Non ha riscontrato l’effetto sperato l’annuncio del governo francese di voler obbligare i lavoratori a riprendere i loro incarichi nelle raffinerie. Anzi, i sindacati hanno risposto con rabbia promettendo nuovi scioperi.
Benzinai senza benzina - Le manifestazioni di protesta, giunte ormai alla terza settimana, hanno chiuso sei delle sette raffinerie di petrolio francesi. Il traffico è in tilt. Le lunghe code davanti ai benzinai, ormai a secco di benzina, sono entrate di prepotenza nella quotidianità.
I sindacati non sono ancora contenti e non hanno intenzione di smettere le proteste fino al momento in cui non otterranno una risposta soddisfacente dal governo. Il punto cardine delle richieste è il salario. I sindacati vogliono aumenti salariali dei lavoratori, che a loro avviso dovrebbero tenere conto degli enormi profitti realizzati in questo momento dalle compagnie petrolifere.
Una spartizione equa - Le richieste sono chiare: un aumento salariale del 10% - 7% per coprire l'inflazione e 3% per quella che chiamano «condivisione della ricchezza». Il primo ministro francese Elisabeth Borne ha affermato che se non si riuscirà a raggiungere un accordo tra le compagnie petrolifere e i sindacati, il governo agirà per "sbloccare la situazione".
Un intervento che non è piaciuto ai sindacati che l’hanno inteso come una minaccia al diritto di scioperare. La risposta è stata ferma: «L’avvertimento del governo è illegale».
Macron cerca una soluzione - Il presidente francese Emmanuel Macron invece cerca di buttare acqua sul fuoco. Venerdì ha invitato i sindacati a porre fine agli scioperi, ma ha affermato che le compagnie energetiche dovrebbero ascoltare le «legittime richieste salariali dei lavoratori».
Nel frattempo lo scioperato sta dividendo l’opinione pubblica. I pendolari in particolare sono esasperati dalla carenza di carburante e sottolineano che non possono più sostenere questa situazione. Ma in un momento di crescente ansia per il costo della vita e l'aumento vertiginoso dei profitti per alcune compagnie energetiche, altre hanno espresso simpatia per gli scioperanti.