Dagli atti emerge che il 42enne era pronto a spaccare le ginocchia alla speaker se non avesse detto «la verità»
WASHINGTON - David Depape, l'uomo che ha colpito a martellate Paul Pelosi, il marito della speaker della Camera, è stato incriminato con accuse federali: aggressione e tentato sequestro dopo una violazione di domicilio.
In base a quanto emerge dagli atti dell'incriminazione, il 42enne voleva attendere la speaker della Camera nella sua abitazione di San Francisco e tenerla in ostaggio, rompendole le ginocchia se non avesse detto la «verità» sulle bugie dei democratici per mostrare agli altri membri del Congresso che ci sono conseguenze per le loro azioni.
L'uomo, che aveva portato con sé fascette da elettricista e nastro adesivo in uno zaino, ha fatto irruzione nella villa dei Pelosi nelle prime ore del mattino di venerdì, armato di un martello. Quindi è salito all'ultimo piano, dove dormiva Paul Pelosi, chiedendo di parlare con Nancy. Pur sentendosi dire che la speaker non era in casa e non sarebbe rientrata per giorni, DePape ha risposto che l'avrebbe aspettata.
L'uomo ha raccontato alla polizia che il suo piano era tenere la leader democratica in ostaggio per «parlarle» e vederla come «leader del mucchio di bugie» dette dal partito democratico. Se avesse detto la «verità», l'avrebbe lasciata andare, altrimenti le avrebbe rotto le «ginocchia». In tal modo, si legge negli atti, «sarebbe dovuta andare in parlamento in sedia a rotelle, cosa che avrebbe mostrato agli altri membri del Congresso che ci sono conseguenze per le loro azioni».