Una ricercatrice di Amnesty: «Bisogna continuare a chiedere il rilascio immediato e senza alcuna condizione ulteriore»
MOSCA - Non aveva un badge né un numero identificativo l'agente di polizia che ha fermato Yekaterina Vanslova. Erano vestiti in borghese gli uomini che hanno portato via Timur Rakhmatulin. Avevano presentato tutti i documenti richiesti dalla polizia i giornalisti Magomed Alamov e Konstantin Gusev ma, dopo aver esercitato il proprio lavoro sono stati comunque arrestati.
Sono forse innumerevoli le storie di reporter russi che negli ultimi anni, e soprattutto mesi, hanno visto le loro condizioni di lavoro diventare sempre più precarie. La stessa ricercatrice per Amnesty International Natalia Prilutskaya afferma che i giornalisti arrestati dall'inizio della guerra sono decine, ma non è però in grado di fornire una cifra precisa. «Mentre alcuni di loro sono stati successivamente rilasciati senza ulteriori accuse, altri hanno ricevuto multe o sono stati costretti detenzione amministrativa».
L'articolo 207.3
Afferma, poi, che diversi giornalisti vengono perseguiti penalmente per un articolo, il 207.3, che è stato inserito nel codice penale russo pochi giorni l'inizio della guerra in Ucraina, il 4 marzo. Stando a questa nuova legge, i giornalisti non possono gettare discredito sullo spiegamento delle forze armate russe e in generale sulle attività delle agenzie russe all'estero. E per "gettare discredito" si intende per esempio definire ciò che sta accadendo in Ucraina un'invasione e non una "operazione militare speciale", come il Cremlino l'ha sempre chiamata. «Tra questi reporter ci sono per esempio Mikhail Afanasyev e Sergei Mikhailov – caporedattore ed editore multimediale di Altai, la giornalista Maria Ponomarenko, anche lei di Altai, e il giornalista e politico Vladimir Kara-Murza».
Anche espulsi dal Paese
Altri ancora, come Vasilii Vorona, sarebbero stati brutalmente picchiati e poi espulsi dal Paese. Come raccontato dalla fondazione Justice for journalists, Vorona è stato fermato il sei marzo scorso sulla piazza di Teatralnaya a Mosca durante una manifestazione. Il fotografo sarebbe stato preso a calci nelle gambe e in faccia e la sua autorizzazione a documentare le proteste gli sarebbe stata strappata di mano. Minacciato di essere mandato nel Donbass, gli agenti avrebbero anche cercato di prendere le sue impronte digitali.
«Probabilmente non ci sono più giornali indipendenti stampati nel Paese», afferma ancora la ricercatrice di Amnesty. «Uno degli ultimi giornali indipendenti rimasti – Novaya Gazeta guidato dal suo caporedattore, il premio Nobel per la pace Dmitry Muratov – ha dovuto sospendere le sue attività a marzo. A settembre, le autorità hanno privato la Novaya Gazeta della licenza e l'hanno chiusa. Tuttavia, Novaya Gazeta, così come altri media indipendenti, continuano a cercare e trovare altri modi per informare il pubblico russo».
Repressione del popolo
Il governo non punta però solo a mettere a tacere i rappresentanti dei media. Dal 26 febbraio a oggi, secondo l'Ong russa Ovd, sono state arrestate 19'403 persone durante le proteste contrarie alla guerra. E, puntualizza Prilutskaya, «se guardiamo anche ai procedimenti giudiziari contro tutti coloro che esprimono sentimenti contrari al conflitto, allora dobbiamo aggiungere almeno altri 154 arresti per post sui social media e 126 per affissioni, badge contro la guerra o vestiti dei colori della bandiera ucraina». Si sfiorano quindi i 19'700 arresti.
Sempre Prilutskaya afferma che «è importante continuare a chiedere il rilascio immediato e senza alcuna condizione ulteriore di giornalisti, attivisti e "gente comune" che ha protestato contro la guerra».